Dopo Sassari, Tempio, San Gavino e Carbonia, approda a Cagliari “Sabir”, l’ultimo lavoro del regista e coreografo italo africano Myula Sungani. Con lui, c’è l’etoile internazionale Emanuela Bianchini, i ballerini della Myla Sungani Psysical Dance e il compositore e polistrumentista Erasmo Petringa.
Proposto da Cedac ne “La Grande Danza”, lo spettacolo pone l’accento sull’integrazione e sul valore aggiunto che essa può rappresentare per la civiltà. Sabir, del resto, è proprio quella lingua comune utilizzata mille anni fa dai naviganti. E Sungani, traendo anche ispirazione dai i racconti e dalla storia della sua famiglia, realizza quadri coreografici fra allegria e dramma, fra gioia e dolore, fra speranza e delusione.
Uno scenario, a detta del regista, non molto lontano da cosa è accaduto nei primi del ‘900 con l’immigrazione italiana in America e quella attuale con la penisola terra di speranza per tanti immigrati. I corpi si fondono, si uniscono, si supportano. I danzatori, scultorei e dinamici, riescono a rappresentare questa connessione fra chi accoglie e chi viene accolto, fra chi parte e chi arriva.
E poi c’è il compositore e polistrumentista Erasmo Petringa che, tra brani originali, musiche popolari e echi mediterranei, trasporta il pubblico verso l’atmosfera di quei porti, di quei luoghi passati.
E se Sabir consentiva di comunicare qualche millennio fa, la danza vista ieri mette d’accordo tutto con un lungo applauso del Massimo.
Foto Paolo Piga