Occorrono un nuovo approccio e un nuovo metodo che conducano a un modello di dimensionamento scolasticoche salvaguardi i “territori di provincia” e si ponga contro il depauperamento della presenza istituzionale nei piccoli centri della Sardegna. A seguito della preconferenza scolastica della Provincia del Sulcis Iglesiente svoltasi martedì 26 novembre presso la sala riunioni della Provincia, sede di Carbonia, è emerso un dato che conferma la tendenza ormai consolidata di riduzione delle autonomie scolastiche in applicazione di criteri che risultano essere inadeguati e inadatti alla situazione scolastica generale che vede i “territori di provincia” sempre più poveri in termini di presenza istituzionale.
Nel documento, infatti, propedeutico al varo della nuova mappa scolastica provinciale, è stabilito che le autonomie del Sulcis Iglesiente ancora una volta vadano in riduzione, passando da 17 a 16. Questo accade in applicazione di criteri che tengono conto della demografia scolastica, dei “freddi” numeri in diminuzione su tutti gli indici di riferimento. Un riduzione e un’applicazione di principi che cozza con i presupposti messi nero su bianco dalla Regione Sardegna per l’anno scolastico 2025/2026, ovvero “procedere ad una distribuzione del contingente a livello provinciale che tenga conto non solo del mero dato numerico delle Autonomie ma anche delle caratteristiche demografiche, orografiche, economiche e socio culturali esistenti a livello di ciascuna Città Metropolitana/provincia e della maggiore facilità nel trovare soluzioni riorganizzative più confacenti alla realtà locale interessata”.Una volontà che evidentemente è rimasta solo sulla carta.
In quanto Sindaco del Sulcis Iglesiente ritengo non si debba perdere una sola autonomia e di conseguenza respingo l’ipotesi profilata nel documento portato alla nostra attenzione: una proposta – che proposta in realtà non è, dato che non c’è alcun margine di discussione – evidentemente scaturita senza alcun ascolto del territorio.
Ciò che appare evidente è che se la tendenza, negli anni, continuerà a confermarsi, le autonomie scolastiche del Sulcis Iglesiente andranno a scomparire, assistendo ad accorpamenti di istituti di città lontane, benché afferenti alla medesima provincia, rendendone complicato se non impossibile il lavoro di dirigenza e gestione, traducendosi inevitabilmente in una sempre più povera e scarsa offerta formativa. Oltre a non accettare alcuna ipotesi di riduzione delle autonomie, ritengo siano maturi i tempi per la rivisitazione dei criteri di dimensionamento, prevedendo che il maggior numero di accorpamenti avvenga nelle grandi città della Sardegna, come Cagliari, Sassari, Olbia, che per questioni prettamente geografiche renderebbero il lavoro di governo dell’autonomia scolastica ben più agevole e dunque più redditizio in termini di offerta formativa di qualità. Accorpare istituti scolastici di diverse città di una provincia come il Sulcis Iglesiente, invece, produce l’effetto scontato del decadimento della qualità della formazione dei nostri ragazzi, oltre che un progressivo allontanamento delle istituzioni statali dai piccoli centri della Sardegna.
Occorre rifuggire dalla “lotta” dei Comuni, delle scuole, dei dirigenti, nella salvaguardia della propria autonomia scolastica in base al mero numero di iscritti, lasciando spazio a criteri più adatti alla vera geografia della Sardegna, fatta di piccoli Comuni. Criteri, dunque, che, superando il concetto di demografia studentesca, salvino la scuola di qualità, presidio dello Stato, nei centri piccoli e medi della Sardegna. Criteri come detto in precedenza, già enunciati dalla Regione Sardegna ma che di fatto non vengono applicati.
Ritengo ci siano ancora i tempi utili per l’ascolto dei Sindaci di questo territorio e auspico che l’Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, ne tenga conto.