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Direttiva Copyright, ANSO: «Pericolo scampato, la chiusura di Google News sarebbe stata un rischio per tutti i nativi digitali»

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Gli editori nativi digitali hanno sempre sostenuto con forza la necessità di poter scegliere liberamente il proprio destino in merito alla possibilità di essere, o meno, indicizzati su motori di ricerca, social network ed aggregatori in generale.
La soluzione ideata da Google scontenta sicuramente i grandi editori, ma garantisce ai piccoli di poter sopravvivere e di continuare ad essere presenti sul principale motore di ricerca al mondo. Con l’annuncio rilasciato ieri da Richard Gingras, vice president Google News, il motore di ricerca si è immediatamente adeguato a quanto previsto dal recepimento francese della normativa e a partire dal 25 ottobre, data in cui la legge francese, primo stato europeo a recepire la direttiva, entrerà in vigore.
La scelta per gli editori, di qualunque dimensione, sarà semplice e nella sua semplicità va nella direzione di quanto l’Associazione nazionale della stampa online – ANSO in questi anni ha sempre chiesto alle istituzioni europee: dare la possibilità ad ogni singolo editore di decidere se essere presente o meno nel motore di ricerca, senza chiedere alcun compenso economico.
«Speriamo – spiega Matteo Rainisio, vicepresidente di ANSO – che la linea di Google sia seguita anche da Facebook e da tutti gli altri OTT, i piccoli editori hanno la necessità che motori di ricerca e social network possano rilanciare le loro news per raggiungere sempre più lettori interessati. I grandi editori, al contrario, possono decidere liberamente di essere presenti sul motore di ricerca o di rinunciare al traffico che questi servizi portano quotidianamente sui loro siti».
In questi mesi ANSO, anche nel corso degli stati generali dell’editoria voluti dall’ex sottosegretario Crimi ha più volte ribadito come il recepimento della normativa fosse un passaggio importante per il futuro di migliaia di piccoli editori che in questi anni sono nati e cresciuti grazie, anche, al traffico portato da Facebook, Twitter e degli aggregatori.
«Il rischio di una soluzione alla spagnola – conclude Rainisio – dove Google news non esiste più ci terrorizzava, la soluzione ideata non è perfetta, ma sicuramente garantisce un futuro a tantissime aziende editoriali».

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