Mentre in Francia continua il caos e dilagano le proteste dei gilet gialli e in Germania la Grande Coalizione crolla
inesorabilmente, Angela Merkel ed Emmanuel Macron si incontrano a Berlino per consolarsi a vicenda. Un incontro che formalmente è per celebrare le vittime tedesche della Grande Guerra e della dittatura, ma che, nella sostanza, rappresenta un tentativo di stare in piedi sperando nel rafforzamento dell’asse tra Francia e Germania. Una mossa da ultima spiaggia per la coppia Macron-Merkel, che spera di ricostruire l’Europa nel segno di Berlino e Parigi contro quella che i due leader considerano la “minaccia populista”.
L’arrivo di Macron a Berlino è solenne, quasi trionfante, quasi a scongiurare i primi segnali dell’ombra sempre più scura di una disfatta. Il leader francese è accolto nella capitale tedesca come il miglior alleato della cancelliera tedesca. Un’accoglienza che è cristallizzata in un’immagine storica: Macron è il primo capo di Stato francese a intervenire al parlamento in 18 anni. Un onore concesso al capo dell’Eliseo in un momento in cui i due leader appaiono sempre più soli e sempre più vicini ad un mesto tramonto in un’Europa che lentamente li abbandona e cresce sempre di più la schiera dei paesi pronti a rovesciare l’asse franco-tedesco che governa, incontrollato, i destini di Bruxelles.