Dispersione scolastica. Giovani che abbandonano prematuramente gli studi: nel sistema di istruzione/formazione italiano, l’indicatore equivale alla percentuale della popolazione in età 18-24 anni che non ha titoli scolastici superiori alla licenza media (il titolo di scuola secondaria di primo grado), non è in possesso di qualifiche professionali ottenute in corsi con durata di almeno 2 anni e non frequenta né corsi scolastici né attività formative (indicatore “early school leavers”). In Europa – come risulta da “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, pubblicato dall’Istat e riportsto da Tuttoscuola.it– la percentuale di questi giovani “dispersi” nel 2016 è stata del 10,7% (di cui 12,2% uomini e 9,2% donne).
In Italia nello stesso anno la percentuale è stata del 13,8% (ma nel 2017 è già risalita al 14%), con le gli uomini al 16,1% e le donne all’11,3%. In Europa, peggio dell’Italia soltanto Malta, Spagna, Romania e Portogallo, mentre quasi tutti i Paesi dell’Unione hanno ormai raggiunto l’obiettivo del 10% fissato per il 2020.
In Italia, dove nel 2017 la percentuale degli abbandoni precoci è stata del 14%, può consolare il fatto che, rispetto al 2004, quando la percentuale degli abbandoni viaggiava al 23,1%, si sono registrati notevoli miglioramenti, anche se, per qualche regione l’obiettivo finale del 10% fissato dall’Europa (Lisbona 2020) sembra ancora lontano.
È il caso, ad esempio, della Sardegna ferma al 21,2% e della Sicilia al 20,9%, oppure della Campania al 19,1%.
Per contro, la provincia di Trento con la percentuale del 7,3% è tranquillamente già in Europa, mentre l’Abruzzo ha raggiunto nel 2017 il 7,4%.
Sono già scese sotto il 10% anche l’Umbria con il 9,3% e l’Emilia Romagna con il 9,9%.