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Due ‘gabbilli’ del contado in gita al mercato di Santa Chiara

Nella vecchia Cagliari, giù del Bastione, appena sopra piazza Jenne e su per le scale che portano all’ingresso del quartiere Castello, c’era il mercato civico di Santa Chiara: in quegli anni era fiorentissimo, pieno di box con ogni ben di Dio in bella esposizione, carni di vario taglio e qualità, pollame, formaggi, ortaggi, frutta e poi i prodotti della pesca.

Per i ‘bidduncoli’, paesani dei dintorni, che abitavano nei piccoli centri del Campidano, la visita al mercato era un passaggio obbligato, una visita irrinunciabile, quando venivano in città.

Anche perchè al ritorno in bidda dopo la visita a Casteddu, tutta quella meraviglia vista con gli occhi, sarebbe diventata argomento di conversazione e racconto.

Finalmente arrivati alla stazione e scesi dal treno, Tonio e Totore, vestiti da città, si incamminarono baldanzosi per il Largo Carlo Felice per raggiungere il mercato, meta del loro viaggio.

A metà strada, era però prevista una fermata d’obbligo senza la quale la gita in città non sarebbe stata la stessa: la sosta al Bar Svizzero per un caffè e un cornetto alla crema.

L’effetto caffè più cornetto, si fece sentire dopo pochi istanti, già dai primi scalini del mercato: “Goppai – disse Tonio – tengu unu dolori leggiu a sa brenti … mi seu ca***ndi” (compare … ho un brutto dolore all’intestino e sono sul punto di evacuare).

Magicamente su un lato, ecco apparire su di una bellissima insegna di ferro smalto, una scritta inequivocabile quanto gradita: cessi. “Meravigliosa la città – pensò Tonio – in ‘bidda’, le alternative sarebbero state o un cespuglio magari spinoso a bordo strada, o a muntronasciu o alla meglio, in campagna”.

I due gitanti, avevano sottobraccio l’Unione, comprata per conoscere i fatti di cronaca cittadina. Il momento era arduo ed a questo punto senza esitazione e paonazzo in viso, Tonio si precipitò all’interno del bagno pubblico.

Passò pochissimo, al più qualche minuto, che uscì di corsa: “Goppai, no faidi, è troppo bellu, tottu biancu, limpiu … mindi paridi mali a d’imbruttai” (Compare, non fa, è troppo bello, tutto bianco, pulito, mi sembra brutto a sporcarlo).

La risposta risolutiva di Totore non si fece attendere: “Metti a terra il giornale, fai un pacco e poi vediamo”. Tonio, sollevato per il consiglio ricevuto, così fece e felice di essersi ‘alleggerito’, uscì felice con l’insolito cartoccio.

La fortuna non fu però dalla loro parte, perchè un vigile del mercato disse subito con tono imperativo: “In fila”; ubbidiente e senza batter ciglio, Tonio si mise in fila per la pesa pubblica.

A quel tempo, quello della pesa di controllo dei prodotti venduti, era la regola: se il commerciante sgarrava nella pesata della vendita, era immediatamente costretto a rimborsare la differenza.

Tonio suda freddo, con l’involucro del prodotto intestinale sotto braccio, involto provvidenzialmente nell’Unione e siccome il momento è topico, complice un momento di distrazione del vigile, gira di spalle e sgaiattola via.

Una veloce corsa e via – oggi è andata così – non è il caso di farsi vedere di nuovo al mercato; ecco i nostri protagonisti di nuovo in treno; lanciato il pacco dal finestrino, finalmente arrivano al bar del paese.

C’è da raccontare l’accaduto: “Bella Casteddu ?” – ” Eh si, e poi c’esti una cosa chi in bidda no teneusu; ne deppeusu fueddai con su sindicu … chi di faisi una c*****a da 800 grammi, su vigili ca su pesu non corrispondiri, ti torrara sa differentia o in m**da o in dinai”. (Bella Cagliari ? – Eh si, e poi c’è una cosa che in paese non abbiamo; ne dobbiamo parlare con sindaco … se evacui un prodotto di 800 grammi, il vigile se non corrisponde il peso, ti restituisce la differenza o in m**da o in soldi”.)

Mah … meraviglie della città.

Alberto Porcu Zanda

(Per gentile concessione di Sergio Caccia, fonte dell’aneddoto, che ne autorizza diffusione e pubblicazione.)

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