Era stato un gesto esemplare che aveva rapidamente fatto il giro del web, quello di un bambino che ieri in Sardegna, aveva salvato su una spiaggia di Muravera, una tartaruga Caretta Caretta: il bimbo l’aveva vista sul bagnasciuga ed aveva avvertito i genitori che immediatamente avevano chiamato il soccorso al numero 1515. L’esemplare che era stato chiamato Gabriele in onore al suo piccolo soccorritore, era ferito da un amo e intrappolato in un groviglio di plastica.
Subito soccorsa dal Corpo Forestale che aveva attivato la “Rete regionale di conservazione della fauna marina”, assicurando l’intervento degli esperti biologi e veterinari del Cres (Centro di Recupero del Sinis) di Oristano, la tartaruga è stata presa in carico e ricoverata nella clinica veterinaria Due Mari; la tartaruga dapprima liberata dalla rete e dalla plastica che l’avvolgeva, era stata poi operata per la rimozione di un amo che aveva conficcato nella bocca.
Purtroppo però le cose non sono andate come si sperava: la tartaruga oggi è morta dopo che era stata sottoposta all’intervento chirurgico che aveva in realtà anche superato; la causa del decesso va ricercata nella quantità di plastica ingerita che le ha provocato una letale infezione all’intestino.
A ben poco, quindi è servito sia il bel gesto di Gabriele, sia l’intervento dei veterinari del Cres di Oristano, con la vicenda che ha avuto un triste epilogo: “L’animale, nonostante avesse superato l’intervento chirurgico per l’estrazione dell’amo – spiegano i veterinari del Cres di Oristano dove era ricoverato – questa mattina non è riuscito a superare una crisi dovuta a un groviglio di lenza e plastica che aveva ingerito e che ne ha determinato l’occlusione intestinale, provocando un’infezione che ne ha poi determinato la morte prima che si potesse intervenire con altro intervento chirurgico”.
“Il triste epilogo – commentano dal Corpo forestale della Regione Sardegna – dimostra il livello di contaminazione ed i danni che la plastica provoca alla fauna marina e di conseguenza all’ambiente marino”.
Alberto Porcu Zanda