Nell’area archeologica di Melka Kunture, in Etiopia, è stata riportata alla luce la più antica “officina” artigianale di
utensili in pietra del pleistocene inferiore. Tra gli scopritori, anche due ricercatrici del dipartimento di Scienze
chimiche e geologiche dell’Università di Cagliari: la geoarcheologa Rita Melis e la vulcanologa Laura Pioli. I
dettagli dell’eccezionale ritrovamento sono riportati nell’articolo “A surge in obsidian exploitation more than 1.2
million years ago at Simbiro III (Melka Kunture, Upper Awash, Ethiopia)”, pubblicato dalla rivista Nature Ecology &
Evolution.
Il merito di quest’ultima scoperta va ad un gruppo italo-spagnolo di ricercatori (archeologi, geologi, botanici,
paleontologi), grazie ad un complesso lavoro multidisciplinare di ricostruzione dell’ambiente, delle tecniche di
produzione e delle capacità intellettuali degli ominidi che hanno vissuto più di un milione di anni fa.
Una sorta di officina, organizzata per produrre in serie utensili utili a svolgere le attività quotidiane trasformando i
ciottoli di ossidiana rinvenuti lungo il fiume. La straordinaria scoperta dimostra che 1,2 milioni di anni fa, cioè
500mila anni prima rispetto ai dati finora conosciuti, gli ominidi, antenati dell’homo sapiens, non si limitarono
soltanto più a reagire d’istinto ai cambiamenti ambientali, ma cominciarono a crearsi attivamente nuove
opportunità, sviluppando nuove tecniche e facendo tesoro delle abilità acquisite.
Il ritrovamento è avvenuto a Simbiro, nell’area archeologica di Melka Kunture, in Etiopia, un sito a circa 50 km a
sud di Addis Abeba, nell’alta valle dell’Auasc, a duemila metri d’altitudine. Fu individuato nel 1963 dall’archeologo
tedesco Gerard Dekker e da allora è stato sistematicamente indagato, inizialmente soprattutto dai francesi.
L’Italia è presente dal 1999 con una missione diretta dall’università La Sapienza di Roma per conto del ministero
degli Esteri. L’area archeologica di Melka Kunture è considerata particolarmente importante perché sono già stati
scoperti oltre 70 livelli archeologici. La zona è stata abitata dagli ominidi per almeno due milioni di anni, le tracce
rinvenute della loro presenza sono tante: parte di scheletri, resti di animali, impronte, utensili. Prima dell’officina,
l’ultima scoperta importante è avvenuta nel 2018 ed ha riguardato il ritrovamento delle orme di un bambino
risalenti a 700 mila anni fa.