Probabilmente ha ragione Bernardeschi, tre anni fa l’unico ‘folle’ a crederci davvero era lui. O almeno erano in pochi a pensare che dalle macerie della mancata qualificazione al Mondiale russo Roberto Mancini avrebbe edificato una Nazionale così solida, votata ad un calcio divertente e propositivo, ma anche capace di trovare la forza caratteriale per superare i momenti di difficoltà, come agli ottavi con l’Austria o nella semifinale thrilling con la Spagna. Anche con le parole il Ct ha sempre giocato all’attacco, ripetendo più volte alla vigilia che l’Italia aveva tutte le carte in regola per poter arrivare fino in fondo a questo Europeo. Senza mai nascondersi, senza mai fare melina.
“Non sono agitato – esordisce in conferenza stampa – magari domani lo sarò un po’ di più. Ci aspetta una partita difficile per tanti motivi, dovremo essere concentrati sul nostro gioco cercando di attuarlo al meglio. Ci restano gli ultimi novanta minuti per divertirci. Cercheremo di fare quello che sappiamo fare e che ci ha portati fino a qui”. Mancini sa di poter avere l’occasione di conquistare un trofeo che da calciatore in azzurro non è riuscito a mettere in bacheca: “Ho avuto la possibilità di giocare in Nazionale e non sono riuscito né a vincere l’Europeo Under 21, che avremmo strameritato, né il Mondiale di Italia 90’. E’ un momento molto importante per me e spero domani di togliermi quelle soddisfazioni che non sono riuscito a togliermi da calciatore, pur avendo giocato in squadre fortissime”. L’11 luglio 1982 a Madrid la Nazionale alzava al cielo la sua terza Coppa del Mondo e Mancini indossa una giacca che è un omaggio a quella indossata 39 anni fa da Enzo Bearzot: “Spero che questa data – l’auspicio del Ct – possa essere importante per la seconda volta per noi italiani”.
Alla sua prima finale continentale l’Inghilterra ci è arrivata tenendo un passo costante ma senza effetti speciali, vincendo il proprio girone con solo due gol all’attivo e sfruttando le mura amiche di Wembley per piegare la Germania agli ottavi e superare a fatica la Danimarca in semifinale dopo la gita fuori porta a Roma in occasione del successo agevole nei quarti di finale con l’Ucraina. I bookmakers danno gli inglesi leggermente avanti rispetto all’Italia, che per la prima volta in questo Europeo scende in campo senza avere i favori del pronostico: “L’Inghilterra è forte, ha tanti giocatori bravissimi anche in panchina. Ma se siamo arrivati qui vuol dire che anche noi siamo abbastanza forti. Sterling? E’ velocissimo, è migliorato molto e bisognerà fare molta attenzione. Ma oltre a lui davanti sono tutti bravi, hanno tutti velocità e tecnica”. Gli Azzurri rispetto agli inglesi hanno qualche centimetro in meno: “L’Inghilterra fisicamente è più forte di noi, ma il calcio si gioca palla a terra e noi speriamo di farlo meglio. A volte vince il più piccolo, è già capitato in passato e spero possa succedere anche domani”.
Stavolta Wembley non si presenterà come lo stadio colorato d’azzurro che ha ospitato la sfida con la Spagna, ma come una bolgia pronta a tutto pur di spingere l’Inghilterra alla conquista del suo primo titolo Europeo: “Penso che sarà una bellissima partita in uno stadio pieno e questa è una notizia meravigliosa per gli amanti del calcio. Ci saranno anche 7000 italiani? Speriamo di sentire i nostri tifosi alla fine”.
Anima e cuore di questa Nazionale, Giorgio Chiellini spera di vivere una finale diversa da quella di nove anni fa a Kiev, quando dopo soli venti minuti fu costretto a lasciare il campo a causa di un infortunio che di fatto contribuì ad aumentare ancor di più il gap tra Italia e Spagna. “Domani – avverte il difensore della Juventus – serviranno cuore caldo e testa fredda. Ci saranno momenti in cui bisognerà osare e altri in cui bisognerà essere lucidi. Non si può pensare di avere il controllo della partita per novanta minuti. E’ una finale e per vincerla devi curare tutti i dettagli. Partite come questa possono non capitare più nella carriera di un calciatore, è una fortuna giocarle. Siamo consapevoli tutti dell’importanza della gara. Spensieratezza e un pizzico di follia ci hanno permesso di arrivare fin qui e dovranno servire per farci vincere questa coppa”.
Dopo Lukaku e Alvaro Morata, domani il capitano azzurro dovrà fare i conti con la rapidità di Sterling e l’imprevedibilità di un attaccante completo come Harry Kane, a segno nelle ultime tre gare e ad un solo gol dalla coppia Schick-Ronaldo, in testa con cinque reti alla classifica marcatori dell’Europeo: “La prima volta vidi giocare Kane a Torino in occasione di un’amichevole con l’Inghilterra e rimasi colpito dalle sue molteplici qualità. Sono uno dei suoi più grandi estimatori e potete chiedere conferma a Paratici, che avrà la fortuna di averlo al Tottenham”.
A chi gli domanda se si aspettasse di arrivare in finale il capitano azzurro risponde: “La sensazione crescente era che avremmo fatto un grande Europeo, dopo la vittoria in amichevole con la Repubblica Ceca ci sentivamo pronti a fare qualcosa di importante. E penso che partire davanti al nostro pubblico a Roma ci abbia dato un’ulteriore spinta. Adesso manca un ultimo centimetro da raggiungere tutti insieme”.