Una donna rumena fa prostituire la figlia di tredici anni in Sicilia, in un piccolo centro del ragusano e finiscono in manette lei e quattro clienti; è una squallida storia maturata in un ambiente profondamente degradato: la madre della bambina – senza reddito e fissa dimora – è indagata per sfruttamento della prostituzione minorile ed i quattro uomini accusati di atti sessuali con minore, risponderanno del reato più grave di violenza sessuale per via della giovanissima età della vittima (la legge protegge i giovanissimi minori di anni quattordici, che non hanno capacità di autodeterminarsi nel voler consumare un rapporto sessuale, non avendo ancora raggiunto un neppure minimo grado di maturità).
La Procura della Repubblica di Ragusa, ha – come provvedimento d’urgenza – richiesto la convalida del fermo che il Gip ha accolto, applicando la misura cautelare in carcere per tutti gli indagati tranne che per il novantenne, cui è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
I fatti di reato, sono avvenuti nelle campagne di Acate ove vi sono moltissime coltivazioni in serra, proprio all’interno di queste.
Le indagini erano casualmente partite nello scorso mese di marzo quando, nel corso di controlli per il contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato, gli uomini della Squadra Mobile di Ragusa notavano la bambina in atteggiamenti non consoni alla sua età; approfondite le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Catania, è emerso che la piccola avesse rapporti sessuali con uomini italiani, rumeni e nord africani, di età compresa tra i trenta e novanta anni, alcuni dei quali svolgevano attività di bracciante agricolo. Le persone indagate sono state identificate mediante intercettazioni.
“La madre anziché proteggere la sua bambina, la sfruttava percependo somme di denaro o altre utilità come vino, birra, sigarette, una doccia o una casa dove poter dormire – sottolinea la Procura, nella nota emessa sul caso della tredicenne sfruttata – Tutti sapevano che la piccola andava con i colleghi di lavoro ed invece di denunciare anche anonimamente si giravano dall’altra parte o peggio la cercavano per avere anche loro rapporti sessuali. Tutti sapevano, ma nessuno parlava”.
Nel raccontare quanto accaduto, la bambina che non ha fatto trasparire alcun segno di rabbia nei confronti della madre – inconsapevole dei fatti vissuti proprio perché non ha mai conosciuto la differenza, ovvero la vita che merita una persona della sua età – è stata affidata ad un centro specializzato protetto.
Alberto Porcu Zanda