“Non abbiamo condiviso la Legge Regionale 16 del 2017 quando fu scritta, denunciando sia l’inadeguatezza della visione del turismo sia l’errore di pensare di risolvere tutto creando un’ennesima scatola inerte a cui affidare il progetto del Turismo. La Legge sul turismo va cambiata per elaborare un progetto e per dare uno scenario di riferimento a tutti gli operatori del settore per il prossimo ventennio. È necessaria al settore per conquistare la domanda e per realizzare strutture capaci di soddisfare le nuove esigenze che sul mercato trovano multiformi espressioni; tutte potenzialmente interessanti e vitali per rilanciare il turismo in Sardegna dopo il Covid 19”.
È quanto afferma Faita Sardegna all’indomani della approvazione delle modifiche alla legge regionale 16 del 2017 “Norme in materia di turismo”.
Il motivo è facile individuarlo nei numeri che ruotano attorno al vivere la vacanza all’aria aperta, seconda attività dell’intero comparto del turismo dopo gli alberghi: la filiera opera da 50 anni in Italia, ha 18 associazioni regionali. Si è evoluta da piccoli campeggi a strutture più moderne e sofisticate. Comprende 2650 aziende con un milione e mezzo di posti letto. Copre in Italia il 27% della disponibilità dell’offerta con 150 mila addetti e 5,2 miliardi di euro di fatturato e un indotto di oltre 3 miliardi. Gestisce 10 milioni di arrivi e 70 milioni di presenze.
Numeri in crescita soprattutto dopo la pandemia: una quota crescente di italiani, pari al 70,5% (+26,6% in confronto al 2019) cerca soluzioni turistiche open air. Il comparto registra un tasso di occupazione di +6 punti percentuali rispetto all’offerta ricettiva italiana e un indice di fiducia di 85 punti su 100 nei servizi offerti dalle strutture all’aria aperta, frutto di un’analisi di circa 2.000 strutture in Italia (18,5% villaggi e 81,5% campeggi), 130mila indicatori online (come recensioni, giudizi, commenti, punteggi) raccolti sulle principali Online Travel Agencies (Booking.com, Expedia, Google, Hotels.com, TripAdvisor, ecc.). Anche in Sardegna si registrano questi segnali, nonostante la contrazione di domanda: si offre una vacanza sicura, di qualità, a contatto con la natura, contesti paesaggistici curati che attraggono gli amanti delle eco-vacanze. I clienti sono turisti consapevoli ed esigenti, alla ricerca di nuove esperienze emozionali e con uno spiccato interesse per il territorio e le sue tradizioni: l’Open Air non è più una scelta di carattere economico ma di natura emozionale e culturale. La vacanza è un sogno per il quale il “turista” estivo e la sua famiglia, ha lavorato tutto l’anno. Quando prenota, acquista felicità, confort, attenzioni, comodità e servizi.
“La recente modifica della Legge sul Turismo – spiega Nicola Napolitano, presidente di Faita Sardegna - disorienta tutto il comparto, impegnato a contrastare la drammatica contrazione della domanda e la deviazione dei flussi verso altre regioni (causa trasporti) e altre nazioni (causa arretratezza e inadeguatezza delle strutture). Tra tutte le modifiche fatte dalla sua approvazione ad oggi - se ne contano cinque, con questa - non una delle istanze da noi presentate ha trovato la benchè minima attenzione. Ci divide una distanza che solo un faticoso lavoro condiviso può colmare. Una regione può di certo legittimamente ritenere che il settore del turismo all’aria aperta non interessi, oppure può mostrare il coraggio che ha avuto il legislatore dell’84 e formulare un disegno: è una questione di scelte. Ma sono scelte “pesanti”.
La nostra Legge Regionale 16 che risposta dà alle esigenze del comparto? Con quali misure concrete aiuta a rispondere con efficacia a questa domanda? Quali misure ha messo in campo per consentire di ampliare il ventaglio dei servizi e sostenere, attraverso l’innovazione e la rigenerazione delle strutture, maggiore occupazione e incrementare il positivo riverbero sul territorio?
“Dopo il 1984 e il brutale attacco ideologico al comparto del 2004 – conclude Napolitano - nessuna apertura è stata fatta verso di noi. Eppure anche noi contribuiamo al PIL regionale ed al benessere sociale della nostra comunità. Garantiamo lavoro e servizi per 6-9 mesi all’anno, siamo la sesta regione italiana per flussi di arrivi e la settima per numero di presenze nel 2019”.