Festival Dromos, Fiorella Mannoia conquista Oristano

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Nella cornice unica della piazza della Cattedrale, Fiorella Mannoia conferma la sua caratura artistica nel concerto inserito nel festival “Dromos”.

Miscelando le tracce del nuovo album “Personale” con quelle del suo ricco repertorio, la “rossa” della musica italiana trasmette  e riceve affetto. La sua classe, la sua simpatia, la sua energia e la sua voglia di comunicare col pubblico fanno scorrere egregiamente il concerto dalla prima all’ultima nota, 

Dopo l’intro di Claudio Storniolo (pianoforte e tastiere), Max Rosati (chitarre), Alessandro De Crescenzo (chitarre), Luca Visigalli (basso), Diego Corradin (batteria) e Carlo Di Francesco (percussioni), la cantante apre la serata con “Il peso del coraggio”, tratto dall’ultimo lavoro.
“Sardegna, finalmente”. Inizia cosi il costante dialogo tra la Mannoia e il suo pubblico fra un brano e l’altro. La scoppiettante “Senso” precede “Treno a vapore” e il feeling con i fans è saldamente acceso. Cio’ avviene anche grazie alle tematiche femminili evidenziati nei testi di “Imparare ad essere donna” e “Anna siamo tutti noi.” Come una ragazzina, balla, salta, sorride.
Si torna al passato con “Come si cambia” e il vivace remake di “Eri piccola così” di Buscaglione è un invito troppo forte per resistere a battere le mani.
“Luna spina” e “Penelope”, scritte entrambe dal suo storico amico Ivano Fossati, precedono le parole di “Povera patria”, un’amara analisi dell’Italia attuale.
Scalza e senza la giacca del suo elegante tailleur nero, la cantante da sostenitrice dei centri antiviolenza, afferma: “Perché le donne al primo segno di violenza non scappano? Perché restano?” Dal pubblico arriva una scarpetta rossa e parte un trittico di canzoni dedicate al mondo “rosa”:
“Carillon”(dedicata a chi non riesce a fuggire dalla violenza), “Nessuna conseguenza”(per chi supera indenne una separazione) e “In viaggio”( scritta per tutte le madri che vedono partire lontano i loro figli).
“Nel 1981, dicevano che Gianna Nannini era melodica e io ero rock. Come dargli torto?” La giustificazione arriva con “Caffe nero bollente” con i ritmi che si incendiano prima di “Combattente” e di “Che sia benedetta”. Al termine di quest’ultima, gli spettatori si alzano in piedi per omaggiare l’artista’. Lei, visibilmente emozionata e sorpresa, ringrazia: “Vi abbraccerei tutti.”
Ecco “Sally”, ecco un unico grande coro e con “Siamo ancora qui”, la Mannoia si scatena. E’ una calamita per i fans che, abbandonando le loro comode sedie, accorrono sotto il palco per cantare a squarciagola con la loro beniamina. Una ragazzina riesce pure ad improvvisare un duetto.
Con “Le parole perdute” il concerto dovrebbe chiudersi, ma nessuno ci crede. La stessa Mannoia, col sorriso in volto, dice:” Facciamo questa pantomima. Io vado dietro e voi mi chiamate. Ajo’, andausu”.
Piccola pausa e si riprende con “Sempre per sempre”. Sotto il palco, cresce il numero delle persone e cresce anche la voglia di cantare “Quello che le donne non dicono”. E “Il cielo d’Irlanda”? Ovviamente si. E’ con questa canzone che Fiorella saluta i calorosi spettatori di Oristano.
Il concerto finisce ma la voglia di ballare sul palco finisce con la promessa della Mannoia: ”Voglio tornare in Sardegna, devo tornare in Sardegna”.

Foto di Maura Atzeni

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