Dopo le polemiche dei giorni scorsi, con i familiari che si sono rifiutati di partecipare alle esequie fissati a Rieti, si sono celebrati oggi ad Amatrice i solenni funerali di 28 delle vittime del terribile sisma che alle 3,36 della notte tra martedì e mercoledì ha sconvolto il Paese
Ancora lacrime, tristezza, sconforto e un lungo elenco di nomi e cognomi di un disatro immane che ha colpito queste piccole comunità. Fissato sull’altare della tensostruttura, allestita per l’occasione, il crocifisso ligneo recuperato dalle macerie di una delle chiese di Amatrice distrutta dal terremoto: un altro simbolo di una comunità che vuole andare avanti. Solo ad Amatrice si sono contati 230 delle 292 vittime del sisma. Le bare sono arrivate intorno alle 15, portate a spalla dai volontari sotto una pioggia battente. Nell’omelia del vescovo, Monsignor Pompili, non c’è retorica, ma le parole risuonano forti, come nuove scosse. “I terremoti esistono da quando esiste la terra. I paesaggi, le montagne, l’acqua dolce, tutto è dovuto ai terremoti. Neanche l’uomo esisterebbe senza i terremoti, il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell’uomo“. Un’omelia breve ma intensa, per dare alla gente la forza di andare avanti per ricostruire li, partendo dalle macerie la bellezza di quei borghi incantati.
Alla cerimonia funebre erano presenti anche il Capo dello Stato Mattarella, il premier Renzi e i presidenti di Senato e Camera Grasso e Boldrini e tante altre personalità che però stavolta, non sono seduti in prima fila ma in mezzo alle persone, in piedi. Le telecamere oggi non li hanno inquadrati, e le loro corone di fiori non sono state deposte sulle bare, un parroco le ha lasciate fuori. L’unico segno istituzionale è stata la corona del Presidente della Repubblica affiancata da due corazzieri.