A Giave in provincia di Sassari, 539 abitanti, da ieri vige la zona franca al consumo, non si pagano più l’Iva e l’accise sui carburanti e così Maria Antonietta Uras, sindaca di Giave si è recata nel rifornitore di carburante della Q8, regione Campu Giavesu, ha afferrato pompa e pistola, foto di rito e ha fatto il pieno. Prima però, aveva scrittto sia alla stazione giavese e sia alla Kuwait Petrolium spa. Li avvisava che a partire dal 1 gennaio 2018 sarebbe entrata in vigore l’esenzione da iva e accise nel territorio comunale, e invitava la compagnia ad adeguarsi applicando l’erogazione a tariffe scontate. Diesel a 50 centesimi al litro ma solo per i residenti.
Giuseppe Mura, titolare del rifornitore, ha letto la comunicazione e non ha ritoccato il prezzo di mezzo centesimo. «Ci sono degli accordi con la Q8 e i macchinari sono tarati – spiega – io non ho la facoltà di modificare il costo del carburante dall’oggi al domani. Magari potessi. E poi chi mi rimborsa? Perciò mi dispiace per tutti i clienti che si sono presentati convinti dei ribassi, ma qui la benzina si paga ancora a prezzo pieno».
Ma la posizione dell’Agenzia delle Entrate Direzione Regionale della Sardegna è chiara: “Dal punto di vista fiscale, nessuna norma stabilisce che il territorio della regione Sardegna non appartiene al territorio dello Stato. Inoltre, per ciò che riguarda l’IVA, l’articolo 7, comma 1, lettera a) del decreto presidenziale n. 633 del 1972, ha recepito nel nostro ordinamento le nozioni di “territorio dello Stato” e di “territorio della Comunità europea”, elaborate in sede comunitaria. Infatti, la norma in questione dispone che “agli effetti del presente decreto: a) per “Stato” o “territorio dello Stato” si intende il territorio della Repubblica italiana, con esclusione dei comuni di Livigno e di Campione d’Italia e delle acque italiane del lago di Lugano”. Pertanto, le uniche eccezioni relative al territorio dello Stato, ai fini IVA, non riguardano alcun territorio della regione Sardegna. L’elenco dei territori esclusi, di cui all’articolo 7 del decreto presidenziale n. 633 del 1972 (*e dell’articolo 6 della Direttiva IVA comunitaria*), infatti, è tassativo, non suscettibile di alcuna estensione. ”
L’Agenzia delle Entrate tira l’acqua al suo mulino, è normale. Ma la dottoressa Maria Rosaria Randaccio, presidente del Movimento Sardegna Zona Franca, aveva commentato la Sentenza della Corte Costituzionale n. 154 del 4 luglio 2017, con la quale viene respinto il ricorso presentato dalla Regione Sardegna sulla questione così detta “Vertenza Entrate”. «La Corte dà ragione a chi come noi si batte da anni perché venga rispettato quanto previsto dal D.lgs. n. 75/98, ossia il decreto con il quale tutto il territorio della Sardegna è stato dichiarato zona franca. Doddore Meloni anche da morto è riuscito a fare un regalo ai sardi! Nella succitata Sentenza la Corte Costituzionale tira le orecchie al presidente Pigliaru ricordandogli che il lamentato irragionevole sacrificio economico all’autonomia finanziaria della Regione, protetta dagli articoli 7 e 8 dello Statuto Sardo e dagli artt. 117 e 118 della Costituzione, è stato superato grazie ai vantaggi economici ottenuti con l’accordo stipulato il 21 luglio 2014, dei cui obblighi lo Stato Italiano si è fatto carico emanando il D.lgs. n. 114/2016. Sentenza n. 154/2017 che ci fa capire che i vantaggi economici compensativi sono quelli previsti dal D.lgs. n. 114/2016, che all’art. 14 autorizza l’attivazione in Sardegna delle “Franchigie Fiscali” ossia la concessione ai residenti dei benefici fiscali che competono a coloro che risiedono nei territori svantaggiati e pertanto dichiarati come extradoganali dall’art. 251 e art. 170 del D.P.R. n. 43/73, i cui svantaggi (come essere isole lontane) risultano individuati dall’art. 92 e 234 del Trattato di Roma ratificato con la Legge del 1957, dove si prevede rispettivamente:
– che gli aiuti dati ai residenti nelle zone Franche extradoganali non possono essere considerati come “aiuti di Stato”;
– e che la Comunità Economica Europea si impegna a rispettare tutti i diritti degli Stati membri antecedenti alla nascita della CEE, e tra questi diritti da rispettare rientrava ovviamente il diritto all’istituzione in Sardegna delle Zone Franche in quanto previsto all’art. 12 dello Statuto Sardo approvato con la Legge Costituzionale n. 3/1949.»
«Sentenza n. 154/2017 dove si precisa anche – sottolinea ancora Maria Rosaria Randaccio – , che il richiamato D.lgs. n. 114/2016 che detta norme di attuazione all’art. 8 della Statuto Sardo individuando la percentuale delle entrate fiscali devolute dallo Stato alla Regione, all’art. 18 precisa che «le disposizioni contenute dello stesso decreto (114/2016) sono applicabili a decorrere dal 1° gennaio 2010, al fine di eliminare gli squilibri finanziari che sono la causa principale dei problemi economici dell’isola.»
«Decorrenza giuridica al 2010 (del D.lgs. n. 114/2016) che significa di fatto – conclude Maria Rosaria Randaccio – rendere nulle (anzi inesistenti) tutte le cartelle esattoriali notificate da Equitalia ai residenti in Sardegna, cartelle che hanno determinato gli squilibri finanziari che l’Italia si è impegnata a sanare con il D.lgs. n. 114/2016 la cui applicazione decorre dal 1° gennaio 2010.»
Quindi? Giave zona franca? Per ora il sindaco di Giave ha fatto il pieno di polemiche ma ha avuto il merito di far discutere ancora di questa benedetta zona franca, che tutti vogliono ma alla quale credono in pochi.