In occasione della Giornata mondiale delle api, la Coldiretti lancia l’allarme, il crollo della produzione di miele Made in Italy, è arrivato fino all’80% rispetto alla media a causa del clima anomalo, con una grave siccità, che ha compromesso le fioriture e stressato le api.
Il monitoraggio della Coldiretti in occasione della giornata mondiale delle api, che si festeggia il 20 maggio a livello mondiale, evidenzia dati preoccupanti per il comparto.
“Un inverno caldo e siccitoso con le gelate primaverili – sottolinea Giovanni Murru presidente provinciale di Coldiretti Oristano – hanno creato serie difficoltà agli alveari. Le api hanno scarse possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele prodotto lo utilizzano come alimento. Una situazione comune in tutta la Penisola con aree dove comunque si riscontrano produzioni più elevate rispetto allo scorso anno.
La presenza delle api rappresenta un indicatore rilevante dello stato di salute dell’ambiente – prosegue il dirigente Coldiretti – La loro opera è fondamentale per la primaria funzione di salvaguardia della biodiversità e nel lavoro degli agricoltori con l’impollinazione delle colture ortofrutticole e sementiere. Si calcola che una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. Secondo la FAO, 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, le angurie ed i meloni. Una situazione che va monitorata con attenzione.
A rischio anche la produzione del miele. In Italia il raccolto potrebbe essere anche peggiore del 2019 con una produzione nazionale di appena 15 milioni di chili, a fronte di un quantitativo di quasi 25milioni di chili importato dall’estero durante l’anno. Secondo elaborazioni Coldiretti (su dati Istat) si evidenzia che il 40% arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina. Quasi 2 barattoli di miele su tre sono stranieri. In Italia esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia, di cardo, di eucaliptus, al millefiori ( tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno e corbezzolo (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane sono 1,5 milioni gli alveari curati da 60.000 apicoltori, di cui circa 2/3 produce per autoconsumo”.
Confermato il calo anche in Sardegna, nell’Isola le api vivono un periodo difficile dovuto ai cambiamenti climatici e alle inquinanti attività umane. I dati del censimento annuale della Banca Dati Apistica indicano come in Sardegna operano 1767 apicoltori, 939 in autoconsumo (al di sotto dei 10 alveari come previsto dalla L.R. n. 19 del 24 luglio 2015) e 828 professionali per un totale di 66.773 alveari.
Per Orlando Oliva dell’ Azienda Agricola Monte Arci, apicoltore professionale di Marrubiu, segretario della Associazione regionale Apiaresos ( che aggrega numerosi apicoltori ), nonché presidente della’ Associazione Agri mercato Campagna Amica Oristano, l’ annata 2020 per l’ apicoltura sarda è iniziata davvero male. Un inverno molto caldo e una primavera siccitosa – afferma – rappresentano fattori climatici che hanno portato a una scarsa secrezione nettarifera e conseguente riduzione dei raccolti primaverili che , in molte zone, si stima possa sfiorare l’80%. L’ ennesima mazzata per gli apicoltori sardi – ribadisce polemicamente Oliva – che attendono ancora gli aiuti per la siccità 2017 , promessi e ancora fermi al palo.
Occhio all’etichetta – suggerisce Orlando Oliva – i prodotti provenienti dall’estero sono spesso di bassa qualità. Consumiamo mieli sardi e nazionali che rappresentano garanzia di qualità, verificando l’origine in etichetta o rivolgendosi direttamente ai produttori, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica, inoltre, il miele prodotto sul territorio nazionale è “Ogm Free”, a differenza di quello Cinese, riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti, quindi, attenzione all’indicazione “Italia”, che deve essere presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale. Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE. Se invece proviene da Paesi extracomunitari, deve contenere la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre, se si tratta di un mix, va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.