Trent’anni di scatti fotografici, opere di videoarte e film che attraversano l’attività di Giovanni Coda come regista e fotografo. Un viaggio dell’anima lungo trenta decadi raccolto nella mostra antologica “Giovanni Coda – 30 Exposition” a cura di Roberta Vanali, dedicata all’intenso processo creativo dell’artista cagliaritano pluripremiato nel mondo. Dopo l’inaugurazione lo scorso anno a Quartu S. Elena e le successive tappe a Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Alghero, Torino e Roma nel corso del 2022, l’esposizione conclude il tour nei prossimi giorni con l’ultima tappa cagliaritana che vede l’inaugurazione domenica 11 dicembre al Lazzaretto di Sant’Elia, alle 17.30. La mostra sarà quindi visitabile fino all’8 gennaio 2023, con ingresso libero e gratuito.
Una straordinaria antologica dedicata ai trent’anni di carriera di Coda che riunisce oltre un centinaio di opere che ripercorrono l’attività di regista e fotografo e chiude il cerchio dell’evento itinerante “Giovanni Coda Exposition 30”. Fotografie realizzate “dietro le quinte” dei set dei suoi numerosi film, a partire dalla trilogia dedicata alla violenza di genere, dal “Il Rosa Nudo” che ricostruisce gli orrori nazisti nei confronti degli omosessuali, a “Bullied to Death”, lavoro di denuncia sociale che affronta una tematica particolarmente forte come quella del bullismo omofobico, nello specifico del cyber-bullismo, e il recente “La sposa nel vento” (2022), pellicola dedicata al femminicidio che verrà proiettata nel corso della mostra. Il film ha visto la sua anteprima internazionale a Seattle (USA) quest’anno a ottobre, e a novembre il debutto in Italia con l’anteprima nazionale a Cagliari, Milano, Sesto San Giovanni e Rovigo e in diverse tappe nell’isola.
Tra gli scatti anche quelli del backstage di “Mark’s Diary” ispirato al romanzo “Love Ability” dello scrittore Max Ulivieri in cui tratta il tema dell’assistenza sessuale nell’ambito delle persone con disabilità; “Xavier” che attinge a un episodio di cronaca nera, quello dell’attentato a Parigi nel 2017 dove perse la vita un gendarme, in cui il regista narra le ultime 24 ore attraverso la parole del compagno di Xavier; l’inno all’amore con la celebrazione della vita nella pellicola “Storia di una lacrima” che affronta il controverso tema dell’eutanasia ispirato al libro “Ocean Terminal” che ha vinto al suo debutto internazionale a Londra il Best Documentary Award al New Renaissance Film Festival 2021. Tra le opere anche la produzione fotografica di stampo pittorico ““Bête Noire”, preludio de “Il Rosa Nudo”, il reportage fotografico “Mexicana”, risultato di un viaggio tra Città del Messico e Oaxaca sulle tracce di Frida Kahlo e Tina Modotti, e tante altre.
“Con l’esposizione della mostra antologica a Cagliari, il bellissimo riconoscimento a Londra come “Miglior Documentario” per “La storia di una lacrima”, e di recente la presentazione a Seattle, in Italia e in Sardegna de “La sposa nel vento” che chiude la trilogia dedicata alla violenza di genere con tantissimi apprezzamenti, questa esposizione fotografica rappresenta per me un altro importante tassello che chiuderà il ciclo a fine 2023 con l’antologica al Museo della Fotografia Su Palattu di Villanova Monteleone”, spiega Jo Coda.
Opere di un’artista di grande sensibilità il cui lavoro dalla forte connotazione sociale si sofferma sin dagli esordi sulle discriminazioni e sulle diversità, puntando l’obiettivo con la militanza di genere su temi e storie spesso difficili, lontane dai canoni comuni, che invitano il pubblico a riflettere tra pura poesia e coerenza senza filtri con la realtà. Dal 2020 Giovanni Coda ricopre il ruolo di Advisor nell’Advisory Council del Social Justice Film Festival & Institute di Seattle, negli USA. “Sperimentatore indipendente, la cui cifra stilistica è riconoscibile a prima vista e difficilmente inquadrabile in una qualsivoglia tendenza, Giovanni Coda coniuga cinema, fotografia e arti performative, con molteplici riferimenti che vanno da Greenaway a Pasolini, da Pina Bausch a Bill Viola e da Lachapelle a Erwin Olaf, con la costante di una voce narrante fuori campo che, come in diario, racconta senza filtri la tematica in esame – illustra nel testo dedicato alla mostra la curatrice Roberta Vanali – Sensoriali e metaforiche, le sue opere sono caratterizzate da contrapposizioni stilistico-espressive tra il racconto di matrice documentaristica e quella parte più visionaria e talvolta patinata che suscita immancabilmente sensazioni spiazzanti, dal momento che, parafrasando Ingmar Bergman – “non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.” – E in questo Giovanni Coda è maestro”.
L’evento “Giovanni Coda – 30 Exposition” a cura di Roberta Vanali, è organizzato dall’associazione Labor nell’ambito del V-art Festival Internazionale Immagine d’autore, in collaborazione con la Regione Sardegna, Fondazione di Sardegna, Fondazione Sardegna Film Commission, e il patrocinio del Comune di Cagliari.