Gli impediscono di lasciare la catena di montaggio e si fa la pipì addosso

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Un operaio della Sevel di Atessa (gruppo FCA) è stato costretto a urinarsi addosso: i suoi responsabili gli hanno impedito a tutti gli effetti di lasciare la catena di montaggio per andare in bagno. Nessun provvedimento è stato preso contro i capireparto, solo un reclamo. Fiat Chrysler si è scusata con il lavoratore, ma le polemiche non si placano e Sinistra Italiana presenta un’interrogazione parlamentare.

L’articolo di Maurizio Di Fazio sull’Espresso ripercorre tutte le tappe di una vicenda che “non dovrebbe esistere” in un paese civile. 

Farsi la pipì addosso sul proprio posto di lavoro, dopo il divieto di andare in bagno nonostante l’esplicita richiesta: sembra una scena del passato, e invece secondo alcuni è “la spia di un cambiamento del clima che si respira nelle nostre fabbriche – scrive l’Espresso – dopo la sostanziale abolizione delle garanzie che l’articolo 18 prevedeva. E quella di Atessa sarebbe solo la punta di un iceberg che non finisce sui giornali perché poche tute blu troverebbero il coraggio di denunciare le eventuali angherie patite”.

L’avvocato Diego Bracciale, che patrocina l’operaio della Sevel, spiega al settimanale: “Tutto il nostro studio è mobilitato per gestire al meglio, e con la massima celerità, quanto accaduto al lavoratore, un fatto di inaudita ed eccezionale gravità. Vogliamo tutelare i suoi diritti. Verranno adite tutte le sedi, penali e civili, con ogni azione possibile e verso chiunque può presentare anche il più minimo profilo di responsabilità. Qui è stata lesa la dignità sia dell’uomo che del lavoratore. Sembra che tutte le battaglie combattute per l’affermazione dei diritti dei lavoratori siano state vane. Ma ora è possibile osservare finalmente anche dall’esterno il clima che regna dentro l’azienda. Ho appreso di scuse della società, che in tutta franchezza ritengo che a poco possano servire”.

Le scuse dell’azienda sono arrivate, ma ci si attendeva anche provvedimenti disciplinari, che non ci sono stati. L’interrogazione parlamentare è stata presentata dal deputato di Sinistra Italiana Gianni Melilla: “Si tratta di un fatto grave che lede la dignità di una persona e tramite lui dell’intera classe lavoratrice di questo stabilimento”.

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