I 600 dell’Aquarius, la Spagna li rimanderà tutti in Africa

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Qualche settimana in Spagna, poi tutti a casa, in Africa. Sarà questo il destino della gran parte dei seicento migranti finiti al centro di un feroce

scontro diplomatico fra Roma, Madrid e Parigi. Il governo di Pedro Sánchez – primo ministro dipinto dai giornali italiani come un illuminato filantropo da contrapporre alle barbarie del nuovo esecutivo a trazione leghista – ha confermato che non ci sarà alcun trattamento di favore per i profughi respinti da Malta e Italia. Potranno sbarcare a Valencia, ma dopo verranno seguite le procedure standard. Quelle stesse procedure che hanno reso la penisola iberica uno dei luoghi meno attraenti d’ Europa per le ondate di stranieri che ogni anno attraversano il mare in cerca di fortuna. Alla frontiera con il Marocco, per farla breve, i militari hanno il grilletto facile. Si spara senza troppe discussioni. E chi entra normalmente viene riaccompagnato alla porta in tempi relativamente brevi.  I seicento salvati dall’Aquarius, quindi, verranno trasferiti in un Cie, centro di identificazione e espulsione che ricorda molto una galera. Qui saranno rapidamente schedati e – in molti casi – reimbarcati su aerei e traghetti diretti a Sud. I pochi che resteranno saranno smistati tra Spagna e Francia. Per azzardare qualche previsione, si può ricordare un dato utile: circa il settanta per cento delle persone che partono dalla Libia non ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato. Si tratta di semplici clandestini. Non scappano da nessuna guerra. E quindi devono tornare alla base.

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