IED Destination, giovedì la serata conclusiva con le tesi del corso di Fashion Design

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Una serata all’insegna della moda etica e della creatività, una sfilata che chiude un percorso di alta formazione con, in passerella, le collezioni dei migliori progetti di tesi 2023-2024 del corso di Fashion Design. Sono gli ingredienti di IED Destination, l’evento che giovedì 11 luglio ha chiuso l’open day della scuola di design cagliaritana e che, per una sera, ha trasformato Villa Satta in un vero e proprio atelier a cielo aperto.  «La serata di giovedì – spiega il direttore di IED Cagliari Antonio Lupinu – è la dimostrazione che in Sardegna si può fare formazione di alto livello, sia nel pubblico che nel privato, anche per quel che riguarda le professioni creative. Nella nostra Isola registriamo purtroppo un tasso altissimo di abbandono scolastico, ma questa sfilata, che è la chiusura di un percorso formativo molto intenso e lungo tre anni, vuole essere anche un messaggio alle famiglie: perché è ancora troppo importante investire nell’istruzione dei nostri giovani». In passerella le collezioni realizzate da sei studentesse e uno studente, diplomati in corso durante la sessione di luglio: Alexia Sedda, Anastasia Pandelli, Teresa Mereu, Maria Julieth Biggio, Gioia Angioni, Riccardo Collu e Francesca Seu. Tutti i lavori sono stati seguiti dai coordinatori del corso di Fashion Design Nicola Frau e Massimo Noli.  «IED Destination – spiegano i due docenti – nasce dalla volontà di creare un percorso esperienziale e sensoriale intorno a temi molto cari a noi, agli studenti e alle studentesse, ossia quello dello spreco, del upcycling, del riutilizzo. Abbiamo voluto creare un racconto, come fosse un viaggio, di cose che vanno e vengono, di capi che hanno avuto una vita precedente che convogliano nel nostro laboratorio e sono pronti a prendere una nuova vita e una nuova forma, per creare un momento di magia da far apprezzare a tutti». Tutte le collezioni rispondono ai criteri di sostenibilità che afferiscono al concetto della cosiddetta moda etica. I materiali utilizzati per la realizzazione dei capi sono infatti frutto di processi virtuosi di riuso e riciclo, nel rispetto dei lavoratori coinvolti nella filiera produttiva e con il minor impatto possibile sull’ambiente. In questo senso, un contributo fondamentale è arrivato dai partner Errymondo, Italian Converter e Conceria Rino Mastrotto, che hanno fornito oltre 300 chili di tessuti e materiali di riuso, riportati a nuova vita dagli studenti.  La costruzione dell’identità è al centro della riflessione di Francesca Seu (relatore Franco Erre), che in “Forward to the Past” propone una collezione raccontata come un caso investigativo, in cui il ruolo di detective e quello della vittima si miscelano in capi dal chiaro sapore vintage. Il progetto di Alexia Sedda (relatore Massimo Noli) si ispira invece al tempo che scorre, evocato dalla scoperta di lettere scritte negli anni ‘50. La sua “Eclissi” è un racconto familiare in cui si riscopre il desiderio di un ritorno all’essenziale.  Anastasia Pandelli (relatori Noli e Frau) gioca con “Daleon” su inconscio e memoria, in una collezione genderlessbasata sulla dicotomia tra natura e geometria, dove i contorni del corpo diventano superflui. “Kalium” è invece il progetto di Teresa Mereu (relatrice Cristiana Arangino), che racconta la coesistenza degli opposti, ispirandosi principalmente al solido-liquido, con forme geometriche e morbide, capi oversize e aderenti, e colori complementari.  Sono tre le parole chiave che muovono “Rêver”, la ricerca di Gioia Angioni (relatore Franco Erre): riflesso, sottosopra e deformazione, per una collezione il cui tessuto principale è il denim, trasformato in capi unici con stampe e lavorazioni innovative.  “Tiempo Suspendido” è l‘omaggio alla bellezza del movimento pensato da Maria Julieth Biggio (relatrice Crisitina Arangino). Moda e danza si fondono grazie a una collezione sposa realizzata con tessuti provenienti da vecchi abitiche rivivono raccontando una nuova storia. Più intimista il discorso di Riccardo Collu (relatore Lucio Aru), che con “A-Sange” esplora la filosofia buddista e il concetto di rivoluzione umana, in una linea che utilizza capi rovinati o in disuso, proseguendo con una sperimentazione totalmente dettata da intuito e sensazioni.

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