
A sette anni di distanza, “Il Barbiere di Siviglia” torna al Teatro Lirico. Sotto la direzione di Daniela Zedda, brava nel rivedere quanto fatto dal suo collega Filippo Crivelli nel 1998, il melodramma buffo in due atti, scritto su libretto di Cesare Sterbini attinge dalla commedia omonima di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais.
E ‘un capolavoro di Gioacchino Rossino che sin dalla prima rappresentazione del 1816, continua ad essere fra i più amati e popolari. E pensare che secondo alcuni aneddoti, le musiche del maestro pesarese si imposero sul classicismo di Giovanni Paisiello solo nella seconda messa in scena.
La prima cagliaritana di ieri sera conferma tutto. I colori della scenografia curata da Emanuele Luzzati parlano di una città andalusa propensa al cielo mentre i costumi scelti da Santuzza Cali sono a metà strada fra lo straordinario e l’ordinario essendo semplici ma perfettamente eleganti in tutto il contesto. Salvatore Percacciolo è il direttore d’orchestra, fedele allo stile rossiniano nel ricercare il massimo profitto artistico dagli strumenti.
E poi, ci sono loro, i protagonisti dove spicca la figura centrale di Figaro, ieri interpretato dal baritono Daniele Terenzi. E’ un “barbiere di qualità” energico ma è anche e sopratutto un efficace factotum che riesce ad omaggiare il pubblico sardo con uno strappo al libretto. “Che invenzione, che invenzione prelibata” canta quando trova l’escamotage per aiutare il Conte Almaviva (Maxim Mironov) nel conquistare Rosina (Annalisa Stroppa, mezzosoprano)
La ragazza è desiderata dal suo anziano tutore, dottor Bartolo (il baritono Giulio Mastrototaro). Don Basilio, ( il basso Peter Martinčič) è un avido maestro di musica mentre Berta (Chiara Notarnicola, soprano) è la governante dell’anziano. Giuseppe Esposito (basso -baritono) interpreta Fiorello e un ufficiale.
In quasi tre ore, gli artisti sul palco danno voce e cuore ai personaggi riuscendo a porre in risalto i rispettivi sentimenti in una situazione che non appare mai delineata. L’opera risulta risulta essere mai scontata, è un divenire che scaturisce nel caloroso applauso riservato a tutti i protagonisti. In definitiva, è uno spettacolo che va visto e per farlo al Lirico, c’è tempo sino a domenica 23 marzo






