Il caso Rwm, i comuni e la regione. Perché un Ricorso al TAR e una denuncia alla Procura

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Nota Stampa del COMITATO RICONVERSIONE RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento:

Il caso Rwm è emblematico di come funziona l’economia in assenza di regolazione o in presenza di regole drogate. Forse è più questo il caso. Se un ente politico-amministrativo non si occupa di orientare verso il meglio l’economia del proprio territorio, si disinteressa di fatto dello sviluppo della comunità e non incide sulla vita concreta dei propri cittadini. Anzi, finisce per far loro del male.

Portando il discorso nel concreto della realtà del Sulcis-Iglesiente, così deficitaria di occupazione e di impresa e così devastata da industrie fallimentari che hanno sottratto ricchezze millenarie e portato solo effimere illusioni, non fare una politica economica sostenibile e lungimirante significa condannare le comunità alla morte per asfissia.

Leggiamo le dichiarazioni dei sindaci di Iglesias e Domusnovas, Usai e Ventura e registriamo le prassi che i loro comuni hanno adottato rispetto alla presenza di una fabbrica di bombe da guerra nei territori comunali. Questi sindaci sanno che quelle bombe finiscono in mano ai paesi belligeranti in Medio Oriente o in Africa e anche a paesi europei che non si fanno problemi ad usarle in guerre non loro, in giro per il mondo, in difesa, dicono, dei loro interessi nazionali, quando, in realtà, gli unici interessi che una bomba d’aereo può difendere sono quelli, affaristici, di chi la produce.

Eppure, anche se sanno e anche se si dichiarano (come tutti) per la pace nel mondo, non fanno nulla per espellere dai “loro” territori quel bubbone e per orientarne l’economia verso processi, servizi e manufatti che possano realmente costruire pace e futuro per i cittadini.

Quali sono i principi cui si fonda il loro agire politico? Quali le idee che camminano sulle loro gambe? Nella loro testa c’è il valore prioritario della pace stabilito, ad esempio, dall’art.11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra …”?

Tengono conto dell’art. 41 che, nel rimarcare la libertà dell’iniziativa privata, stabilisce, però, che ci sono attività incompatibili con l’impianto costituzionale: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. …”? 

Si chiedono se per il bene dei loro cittadini e dei cittadini di tutto il mondo  un fabbrica di bombe possa essere trattata alla stregua di una qualunque attività produttiva? 

Sono queste le domande che continuiamo a farci da quando abbiamo a che fare con degli amministratori che difendono la fabbrica a prezzo dei valori fondanti della civiltà giuridica di questo paese.

Sui giornali, affermano di rispettare in tutto la legge ma, di fatto, sono tra i primi responsabili di un’iniziativa che: 

reca danni alla sicurezza dei cittadini (il piano di emergenza esterno non è più stato aggiornato dal 2012 mentre centinaia di tonnellate di esplosivo attraversano il territorio e un deposito di liquidi ad altissima infiammabilità, si trova a ridosso delle abitazioni a Sa Stoia); 

si svolge in contrasto con l’utilità sociale contribuendo a sostenere guerre sanguinarie;

impedisce la libertà e  colpesta la dignità umana, costituendo causa di emigrazione, di morte e di mutilazione per migliaia di persone innocenti,

incide negativamente sul futuro del territorio, intaccandone la reputazione e intralciando, di fatto, alternative di sviluppo sostenibile;

inquina le menti e la cultura, generando atteggiamenti di chiusura verso “gli altri”, che non interessano perché lontani (il che, in un mondo interconnesso come il nostro, è, oltre che antistorico, anche ingenuo).

Qualcuno potrebbe obiettare che i comuni hanno scarsi strumenti per intervenire sulle scelte economiche dei privati ma se ci si documenta un po’ si scopre facilmente che c’è uno strumento principe che si chiama Piano Urbanistico. Ad Iglesias, non si aggiorna dagli anni 80 mentre permetterebbe di attrarre certi tipi di investimento e allontanarne altri, salvaguardando territori e cittadini dallo sfruttamento sconsiderato e dall’abbandono. Analoga attività positiva potrebbe svolgere la regione, eseguendo le bonifiche delle aree inquinate e promuovendo la riconversione degli insediamenti minerari e industriali dismessi, curando la formazione reale delle competenze per le bonifiche e lo sviluppo per sostenere con professionalità adeguate i processi di cambiamento.

La legge si rispetta, ricorda Mauro Usai. Ma quale legge? Non la Costituzione, non la legge sulla trasparenza, non la legge urbanistica, la quale vieta di autorizzare insediamenti industriali in aree che non siano classificate e predisposte come tali, se non dopo aver fatto tutti gli accertamenti e preso le precauzioni del caso, per mezzo di una decisione pubblica e democratica, presa in Consiglio Comunale.

Sta di fatto che l’ultima espansione della Rwm, quella contro la quale abbiamo chiamato in giudizio davanti al TAR il comune e la regione, si estenda proprio in area boschiva non classificata, a ridosso del Sito Naturalistico di Interesse Comunitario “Linas-Marganai-Oridda”, proprio in quella che doveva esserne la naturale porta d’accesso. Senza nessuna Valutazione di Impatto Ambientale, si è proceduto ad autorizzare migliaia di metri cubi a ridosso di un fiume, di aziende agricole, di boschi e pascoli.

La trasparenza dovrebbe essere uno degli principali obiettivi di ogni amministrazione ma i tentativi di accesso agli atti del nuovo campo di test all’aperto degli esplosivi e dei nuovi reparti della fabbrica di bombe, effettuati da parte del Comitato Riconversione Rwm, da quando si è insediata la nuova amministrazione, hanno ricevuto solo dinieghi e noncuranza. Stessa cosa per i vari tentativi di partecipazione al processo autorizzativo, garantiti per legge ai portatori di interesse diffuso e collettivo, quali associazioni e comitati, ma non nel nostro comune!

Insomma, ci piacerebbe davvero poter credere alle affermazioni di legalità e alla volontà di costruire un buon futuro per l’Iglesiente e per la Sardegna, tanto sbandierate dai nostri rappresentanti, ma la realtà smentisce abbondantemente le affermazioni di principio e i valori sono continuamente messi in discussione dalle scelte o non-scelte politiche.

“Le idee camminano sulle gambe degli uomini” affermava Pietro Nenni, grande antifascista socialista che rischiò realmente, a causa della violenza della dittatura, che quelle sue gambe non potessero più sostenere e trasportare le sue idee riformiste, in favore del popolo. 

Nenni è morto, vecchio e libero nel 1980, grazie al buon Dio e all’Italia democratica, sorta nel ‘46, ma al suo insegnamento possiamo attingere tutti noi, perché,  come ci ha insegnato Giovanni Falcone, “gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”. Naturalmente viene spontaneo pensare alle buone idee. Le altre, quelle cattive, preferiamo tutti che non camminino affatto.

Ecco, osservando la politica regionale e comunale, iglesiente, domusnovese e museghese (anche a Musei si è insediata la fabbrica di bombe), riguardo alla produzione di armi, ci interroghiamo regolarmente su quali siano le idee che camminano sulle gambe dei presidenti di regione, dei sindaci, degli assessori, dei consiglieri, ma non riusciamo a darci risposte. Rimaniamo però sempre pronti a collaborare con tutti in vista dei beni comuni della vita, della pace e dello sviluppo sostenibile per il territorio ma senza dimenticarci degli analoghi diritti di ogni altro popolo del mondo.

E continuiamo a lavorare, con sempre maggiore impegno, per promuovere la costruzione di un economia locale creativa, pacifica e vitale.

I portavoce

Arnaldo Scarpa – Cinzia Guaita

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