Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica chiede un lungo elenco di integrazioni sul progetto di centrale eolica flottante “Mistral”

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Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Commissione tecnica VIA/VAS ha chiesto (nota prot. n. 1278 del 31 gennaio 2025) alla Società Parco Eolico flottante Mistral s.r.l. (Gruppo Acciona) un lungo elenco di approfondite integrazioni al progetto e allo studio di impatto ambientale nell’ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di centrale eolica “Parco eolico flottante Mistral, proposto dalla Parco Eolico flottante Mistral s.r.l. (Gruppo Acciona) nel Mar di Sardegna.

Le richieste d’integrazione riguardano praticamente l’intero progetto e l’intera documentazione depositata a supporto della richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale. In estrema sintesi:

* schede tecniche e modalità operative delle strutture che dovranno ospitare gli aerogeneratori;

* la fattibilità tecnico-economica del progetto;

* le potenziali criticità realizzative;

* la compatibilità con i “Piani di Gestione dello Spazio Marittimo Italiano dell’Area Marittima interessata dal progetto” ora vigenti;

* le soluzioni tecniche per i cavidotti e i collegamenti con la rete elettrica nazionale;

* la reale ed attuale situazione delle aree terrestri interessate dal progetto, comprese le zone percorse da incendi;

* gli effetti sul microclima locale (aumento della temperatura e della nebbiosità, ecc.) e sull’ondosità;

* problematiche occupazionali in fase di realizzazione, gestione e dismissione;

* realizzazione di una “Relazione geologica integrativa, in cui sia valutata e dichiarata la piena compatibilità ambientale di tutte le opere in progetto (Area impianto offshore, cavidotto di collegamento offshore e opere di connessione alla RTN onshore) in ordine agli aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici e sismici”;

* analisi dettagliata su tutte le fonti idriche a uso potabile e il relativo impatto diretto e indiretto conseguente alla realizzazione dell’opera;

* analisi puntuale del consumo di fondale generato da aerogeneratori e cavidotti;

* analisi specifica dei campi elettromagnetici prodotti;

* analisi dell’impatto delle vibrazioni sugli ambienti terrestri e sulla fauna marina;

* analisi dell’impatto del rumore sulla fauna marina e il potenziale danno arrecato;

* profonde integrazioni al piano di monitoraggio ambientale;

* indicazione puntuale delle misure di compensazione;

* predisposizione di adeguate foto simulazioni dell’impatto paesaggistico a terra e a mare degli impianti in progetto da vari punti di vista di rilievo ambientale e storico-culturale, anche con la predisposizione di un portale web aperto al pubblico e la proposta di efficaci misure di mitigazione;

* caratterizzazione dei sedimenti connessi alla sistemazione di cavi e cavidotti;

* indicazione puntuale dell’area interdetta alla navigazione, che comunque dovranno esser oggetto di interlocuzioni e valutazioni internazionali, in quanto riguardanti zone di mare attualmente escluse dalla giurisdizione italiana;

* individuazione e valutazione degli impatti cumulativi con analoghi progetti;

* analisi di dettaglio degli impatti degli ancoraggi;

* analisi dettagliata sugli impatti sull’avifauna e sulla fauna marina (attualmente assenti), anche in considerazione delle opere a terra;

* valutazioni sull’eventuale riduzione degli aerogeneratori e su alternative di posizionamento;

* analisi e valutazioni specifiche sugli impatti su specie faunistiche e botaniche protette nonché sulle aree ricadenti della Rete Natura 2000;

* controdeduzioni alle numerose osservazioni presentate da soggetti pubblici e privati (ben 36 atti).

In ogni caso, si ricorda che “l’area individuata dal Proponente risulta essere collocata, all’attualità, al di fuori delle acque territoriali dello Stato e che la Repubblica Italiana non ha ancora compiutamente definito la propria ZEE (Zona Economica Esclusiva), prevista dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ‘”United Nations Convention on the Law of the Sea’,’”UNCLOS’) e richiamata nell’ordinamento dalla legge 14 giugno 2021, n. 91 e in conformità a quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare sopra richiamata, autorizzata l’istituzione di una zona economica esclusiva a partire dal limite esterno del mare territoriale italiano e fino ai limiti determinati a norma di legge; pertanto, alla luce delle considerazioni preliminari sopra richiamate, il procedimento in essere, pur proseguendo nel suo inter-istruttorio, resterà subordinato alle determinazioni che vorrà assumere il Governo in ordine alle scelte operate in campo internazionale e, segnatamente, alla definitiva proclamazione della ZEE nell’area in esame”.

Come si può capire agevolmente, progetto e studio d’impatto ambientale presentati lasciano parecchio a desiderare, con gravi rischi per il mare, la fauna marina, le tante attività umane che sul mare si svolgono.

Il progetto di centrale eolica offshore flottante “Mistral” prevede la realizzazione di una centrale eolica off shore, con 32 “torri eoliche” altre più di 200 metri, su una superficie marina di centinaia di ettari, a circa 35 chilometri (circa 19 miglia marine) dalla costa della Sardegna Nord Ovest.

La potenza prevista è di 15 MW per ciascuna “torre eolica flottante” per complessivi 480 MW, mentre la durata prevista della centrale eolica sarebbe di 30 anni e il cavidotto di collegamento dovrebbe approdare sulla terraferma sulla costa algherese, da dove parte un nuovo elettrodotto verso stazioni elettriche e la stazione di connessione alla rete di Ittiri (da potenziare).

Il GrIG era già intervenuto con specifico atto di opposizione (28 giugno 2022), avverso il rilascio della richiesta concessione demaniale marittima trentennale in assenza di qualsiasi atto autorizzativo.

Ora, non rilasciata la concessione demaniale marittima, è stata richiesta la pronuncia di compatibilità ambientale, la procedura di V.I.A. – nella quale il GrIG è intervenuto (30 luglio 2024) con specifico atto di “osservazioni” –  è in corso.

A breve potrebbe esser avviato il procedimento di V.I.A. anche per un altro progetto di centrale eolica offshore flottante in parte sovrapponibile, il progetto “Sardinia North West”, nei mari della Sardegna nord occidentale, al largo di Capo Caccia,che ha concluso la procedura preventiva di individuazione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (scoping).

In un’area di mare di 382 chilometri quadrati in concessione, 27 strutture di fondazione galleggianti a forma triangolare ancorate al fondale, dotate ciascuna di n. 2 aerogeneratori, ciascuno con potenza nominale di 25 MW ciascuno, per un numero totale di 54 aerogeneratori e una potenza totale dell’impianto pari a 1.350 MW; cavidotti, cabine di trasformazione, collegamenti terrestri alla rete per una quarantina di chilometri da Alghero fino a Cabu Aspru, nel territorio comunale di Sassari.

Anche in questo caso il GrIG era già intervenuto con specifico atto di opposizione (24 agosto 2022), avverso il rilascio della richiesta concessione demaniale marittima trentennale in assenza di qualsiasi atto autorizzativo.

Il GrIG da un lato è favorevole alla produzione energetica da fonti rinnovabili, ma è assolutamente contrario a ogni ipotesi di speculazione energetica.

Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”, cioè 4,7 volte l’obiettivo previsto a livello europeo.

Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.  

Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.

In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 dicembre 2024 risultano complessivamente ben 6.071, pari a 348,62 GW di potenza, suddivisi in 3.881 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 152,21 GW (43,66%), 2.057 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 109,94 GW (31,53%) e 133 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica  a mare 86,48 GW (24,81%).

Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).

Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Ternainvia specificiordiniperridurreo aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata.

 I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.

Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”.   In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.

Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”.

Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.

Il GrIG ha avanzato la proposta della verifica nazionale del quantitativo di energia elettrica realmente necessario e della successiva pianificazione statale in base ai reali fabbisogni energetici delle aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), successivamente da assegnare mediante bandi pubblici al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.

La prima cosa necessaria, a breve termine, sarebbe una moratoria nazionale (non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.  Oltre l’individuazione normativa delle aree idonee e inidonee a breve termine, a medio termine, è certamente necessario completare il processo di pianificazione paesaggistica.

Il GrIG ha recentemente promosso in proposito la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!, che ha ormai superato le 21 mila adesioni, dove sono esposte chiaramente le ragioni perché si possano finalmente pianificare gli interventi di una vera e condivisa transizione energetica senza stravolgere superstiti aree agro-naturalistiche, eccellenze alimentari, campi, pascoli, boschi, coste, crinali, avifauna, siti archeologici, beni artistici e culturali, sentieri, cammini, ciclovie, itinerari turistici enogastronomici scampati ad un vorace consumo di suolo e ora gravemente minacciati da questa arrembante deriva affaristica mascherata di verde e senza rischio d’impresa perchè incentivata con le nostre bollette.

 p. Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

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