CAGLIARI POST

Il Papa prega da solo in una piazza S.Pietro deserta e sferzata da una fitta pioggia

E’ una di quelle immagini che passeranno alla storia per la loro forza: sotto una pioggia battente, questa sera il Papa ha pregato da solo per invocare la fine della pandemia, sul sagrato della Basilica di S. Pietro con davanti agli occhi l’immagine della Salus populi romani ed il simulacro del Crocifisso che nel 1522 salvò Roma dalla peste ed alle spalle una piazza desolatamente vuota.

Un gesto epocale mai accaduto prima d’ora, di grande significato per credenti e non, di un Pontefice stanco ed implorante che con aria assorta e voce affaticata, ha elevato una preghiera speciale per il bene del mondo in questo drammatico momento di pandemia.

“Da settimane sembra che sia scesa la sera – ha detto il Pontefice – Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante e ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”.

(foto Ansa)

“Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo ‘Svegliati Signore!’ non lasciarci in balia della tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta”, le parole di Papa Francesco.

Poi al termine della funzione eucaristica della adorazione, il Pontefice, ha impartito Urbi et Orbi, la benedizione e l’indulgenza plenaria, con una modalità eccezionale che ricorre solo a Natale, a Pasqua ed in occasione della elezione al soglio pontificio.

L’evento è stato trasmesso in mondovisione, tradotto in teleradiocronaca in 8 lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, arabo e cinese) e su un canale dedicato su YouTube, tradotto anche nella lingua dei segni.

Alberto Porcu Zanda

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