Il premier Giuseppe Conte interviene sulla vicenda del gasdotto Tap con una lettera aperta ai cittadini di Melendugno. “Chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche. Se il Governo italiano decidesse adesso, in via arbitraria e unilaterale, di venire meno agli impegni sin qui assunti anche in base a provvedimenti legislativi e regolamentari, rimarrebbe senz’altro esposto alle pretese risarcitorie dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera e che hanno fatto affidamento su di essa”. afferma Conte nella lettera. “Il Progetto Tap è frutto di un Accordo intergovernativo sottoscritto da tutti e tre questi Paesi il 13 febbraio 2013. Questo Accordo è stato ratificato dall’Italia con la legge n. 153 del 19 dicembre 2013. L’Italia, in virtù di questo Accordo, ha assunto la veste di “soggetto investitore”, ai sensi dell’allora Trattato sulla Carta dell’Energia (ECT). Il Progetto Tap gode, inoltre, della qualifica di “Progetto di interesse comune” e per questo ricade nell’ambito delle previsioni di cui all’allegato VII del Regolamento europeo n. 1391/2013, che riconosce una corsia preferenziale a questi progetti imponendo agli Stati Membri di adoperarsi per consentirne una più celere realizzazione. Si aggiunga che il decreto legge n. 133 del 12 dicembre 2014 ha riconosciuto al Progetto Tap la natura di “progetto strategico” e quindi opera da realizzare con urgenza ai sensi del d.P.R. n. 327 dell’8 giugno 2001. L’autorizzazione “unica” per la realizzazione del Tap è stata concessa dal Ministro dello Sviluppo Economico il 20 maggio 2015“, scrive il capo del governo. E Conte entra nei dettagli: “Possiamo prefigurare che lo Stato italiano rimarrebbe sicuramente esposto alle seguenti pretese risarcitorie: a) del consorzio Tap e dei suoi azionisti (Socar, BP, Snam, Fluxys, Enagas, Axpo) per i costi di costruzione e di mancata attuazione dei relativi contratti e per il mancato guadagno da commisurare all’intera durata della concessione (25 anni); b) delle società importatrici del gas (tra cui: Edison, Shell, Eon e altri ancora) che hanno già comprato il gas a prezzi scontati e che mirerebbero a trasferire allo Stato italiano i maggiori costi di approvvigionamento per i prossimi 25 anni; c) degli shipper di gas che si ritroverebbero a perdere margini per vendite in Turchia anziché in Italia. “Le variabili per poter quantificare l’esatto ammontare dei danni sono molteplici e alcuni dati essenziali sono nella esclusiva sfera di controllo delle società coinvolte nel progetto. E’ certo però che, interrompendo il progetto Tap, lo Stato italiano verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base a una stima prudenziale, in uno spettro compreso tra i 20 e i 35 miliardi di euro”. E poi precisa: ‘Ingenerosi con M5s. date la colpa a me’
“Le maniere da teppistello con le quali il sindaco di Melendugno mi intima di non tornare lì non mi fanno paura perché non ho niente da temere“. Lo dice il ministro per il Sud, Barbara Lezzi su Fb, dopo le proteste dei no Tap. Riferendosi al sindaco di Melendugno Lezzi ha detto: “non può dirmi dove andare, a casa mia ci torno quando e come voglio, perché non ho nulla di cui vergognarmi e vado a testa alta”.
I No Tap “non hanno mai calcato i nostri palchi, né condiviso la battaglia con noi. Questo è legittimo ma allora sono gli ultimi a poter chiedere le mie dimissioni”. Lo ha detto il ministro per il Sud Barbara Lezzi su Facebook sottolineando di non voler rispondere al portavoce dei No Tap Gianluca Maggiore. “Durante e prima della campagna elettorale sono stata contestata dai No Tap, con i quali non ho mai avuto un buon rapporto, non ho dato alcuna autorizzazione a Tap e mi trovo purtroppo a dovere decidere se bloccare l’opera facendo ricadere dei costi esorbitanti sul Paese. Il Movimento 5 Stelle non ha dato nessuna autorizzazione a Tap, noi ci ritroviamo ora nella condizione di non poter fermare una procedura già chiusa: avviata, svolta e conclusa dal governo precedente“. A chi gli rimprovera che sapeva tutto sul trattato internazionale dal 2013 replica “Certo, l’ho sempre detto e abbiamo cercato l’aiuto di tutti i partiti politici per bloccare quella follia nel 2013. Abbiamo chiesto l’aiuto di chi oggi si straccia le vesti dicendo che lì il gasdotto non andava fatto” ma “quando era approdato al voto del Parlamento quel trattato, sono stati tutti zitti. Tranne noi che abbiamo detto di ‘no'”.