Imprese di giochi e giocattoli – Dal tavolo agli smarphone: nuove prospettive delle imprese del ‘gaming sardo’

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Sono appena 20 le imprese della Sardegna che fabbricano giocattoli, di vecchia e nuova concezione e giochi per computer e device, micro-realtà, perlopiù autofinanziate, che hanno cominciato a guardarsi intorno e oggi prendono in considerazione anche nuovi business come le applicazioni interattive con finalità non ludiche (marketing, pubblicità, comunicazione); immaginano, progettano, realizzano e commercializzano giochi da tavolo, giocattoli, videogiochi e applicazioni per smartphone ma non disdegnano anche di riprodurre antichi e tradizionali balocchi sardi.

Quello dei giochi e affini è un settore che nell’Isola impegna una cinquantina di persone ma che nel resto della Penisola vede attive circa 7mila imprese con oltre 18mila addetti, generando un business di 2,8 miliardi di euro. C’è una grande concorrenza di giochi e giocattoli provenienti da mercati esteri, principalmente da Francia, Cina e Germania: nell’ultimo anno sono stati importati sull’Isola per un valore di 1,5 milioni di euro, superiore al valore di 791 mila euro delle esportazioni all’estero di giochi e giocattoli “fatti in” Sardegna, principalmente acquistati da Germania, Polonia e Austria.

Le aziende sono piccole e snelle nella gestione e nella loro evoluzione – commenta Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – ma la cosa molto positiva è che sono ricche di “fosforo” ovvero di talenti 4.0 e con enormi potenzialità, soprattutto nel settore del gaming e nelle applicazioni per smartphone; la produzione di videogiochi per device, in Sardegna come nel resto dell’Italia – continua Matzutzi – è un mercato ancora tutto da costruire e sviluppare anche se, negli ultimi 2 anni, è stata interessata da una crescita importante, sia in termini di fatturato, che di addetti”.

Esempi sardi sono il “Tancas”, il Monopoli sardo oppure “Terra libera”, un gioco da tavolo che racconta la Sardegna; interessante anche la manifestazione “Montiferru Play”, il primo Festival Sardo dei Giochi da Tavolo, che si terrà domani e dopo a Santu Lussurgiu con decine di “giochi sardi” e centinaia di appassionati.

In ogni caso, è interessante costatare come, con sempre maggiore frequenza – continua Matzutzi – i giochi e i videogiochi “sardi” puntino a promuovere il nostro patrimonio ambientale, paesaggistico, culturale, archeologico, storico, architettonico e artistico, anche ai fini turistico-culturali; queste produzioni – conclude il Presidente di Confartigianato Sardegna – rappresentano soprattutto un importante strumento per valorizzare molte delle aree attualmente non inserite nei tradizionali circuiti del tempo libero, contribuendo così anche alla fruizione delle attività economiche legate al sistema delle vacanze, non solo su base stagionale. Per questo è importante il loro sviluppo e la loro crescita”.

Da 2 anni, i videogiochi sono inclusi in una politica nazionale pubblica di sostegno a favore dell’industria culturale e creativa. Con un fondo di 400 milioni di euro annui, i produttori e i distributori di videogiochi possono beneficiare concretamente di una serie di misure di sostegno finanziario, coperte attraverso il fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo.

La quasi totalità delle realtà produttive opera oggi in ottica multi-piattaforma (tipicamente iOS e Android) e, in media, negli ultimi 3 anni ciascuno di loro ha sviluppato 5 giochi (con punte di 25 giochi in un caso). Ma il dato più interessante è legato a una maggiore consapevolezza sui modelli di business e sulle potenzialità del videogioco come prodotto come generatore di reddito: sia lato produzione che su quello dei finanziamenti.

Alberto Porcu Zanda

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