Dal 2019 l’uscita dal mondo del lavoro prevederà il requisito di età dei 67 anni. Secondo gli ultimi dati dell’Istat nel 2019 ci potrà infatti essere uno scatto di 4 mesi in più rispetto agli attuali requisiti.
Lo scatto comporterà per lavoratori e lavoratrici italiane dipendenti del pubblico impiego una variazione sull’età pensionabile: “Si passerebbe quindi per la pensione di vecchiaia dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti del pubblico impiego da 66 anni e 7 mesi a 66 e 11 mesi o addirittura 67 tondi, mentre le lavoratrici dipendenti private, per le quali il prossimo anno è in programma uno scatto di un anno indipendente dagli andamenti demografici, raggiungerebbero lo stesso traguardo in modo più brusco. Per l’uscita con la pensione anticipata gli uomini arriverebbero a 43 anni e 2-3 mesi, dagli attuali 42 e 8; le lavoratrici affronterebbero lo stesso gradino potendo però contare di uno ‘sconto’ di un anno”.
“Il legame tra requisiti di uscita e speranza di vita è entrato nella legislazione italiana nel 2010 ed è stato poi fissato in modo definitivo con la riforma Fornero di fine 2011. Allora si pensava che la vita media degli italiani si sarebbe allungata se non all’infinito per molto tempo ancora. Ed in effetti nel 2013 c’è stato uno scatto di tre mesi (che la legge ha persino limitato rispetto all’andamento effettivo che ne avrebbe richiesti cinque). Nel 2016 c’è stato un altro adeguamento di quattro mesi. Le previsioni demografiche con base proprio il 2011 proiettavano nel 2065 un’età per la vecchiaia di 71 anni e 3 mesi: ovviamente con il valore relativo che può avere una previsione a così lunga scadenza”. Ci viene da pensare ai muratori a 70 anni nei ponteggi, a quelli delle catene di montaggio, alla prontezza di riflessi di chi guida i mezzi pubblici, ai camionisti ecc.. e ci viene da pensare anche ai tanti giovani che hanno la forza e la capacità di svolgere questi lavori ma, in un paese dove non c’è un ricambio generazionale, non c’è spazio per loro con un effetto devastante sull’economia perché viene a mancare l’efficienza e la produttività del sistema che rimane in mano ad una generazione stanca e incazzata, spesso distrutta da tanti anni di lavoro, costretta a lavorare per non morire di fame