L’ultimo capitolo della millenaria storia della Basilica di Santa Sofia ad Istanbul è stato scritto stamani: l’edificio più maestoso della città, torna ad essere una moschea.
La decisione del Consiglio di Stato turco, stabilisce che la trasformazione della basilica in museo risalente al 1934, non è valida.
Si ritorna in questo modo un po’ alle origini, precisamente al 1453, quando subito dopo la conquista della città, il sultano Mehmet II trasformò la basilica di Giustiniano in un luogo di culto musulmano, in moschea appunto.
In realtà, la grande chiesa costruita nel VI secolo in onore della ‘Sophia’ (la sapienza di Dio) dal 537 d.C. al 1453 fu tempio Greco-cattolico poi ortodosso, sede Patriarcato di Costantinopoli; in seguito – per un breve periodo tra il 1204 ed il 1261 – divenne anche cattedrale cattolica di rito romano ad opera dei crociati sotto l’Impero latino di Costantinopoli.
Poi dal 1453, la struttura iniziò ad essere moschea con la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, fino alla sconsacrazione operata il 1º febbraio del 1935, anno a partire dal quale divenne un museo.
Contesa da cristiani e mussulmani ed assurta allo stato laico divenendo museo, la basilica con la sentenza di queste ore, torna adesso ad essere un luogo di culto.
La questione della trasformazione della cattedrale in moschea che ha infiammato il dibattito nella società turca degli ultimi mesi, è un vecchio cavallo di battaglia del presidente Erdogan.
La decisione del C.d.S. turco che si è espresso sulla base di una istanza presentata da Ismail Kandemir, a capo di una associazione che da molti anni si batteva per il cambiamento di status, ne è solo la conseguenza politica.
E’ lo stesso presidente Erdogan che ha lanciato la notizia della riapertura ufficiale di Santa Sofia come moschea sul suo profilo twitter: da quel momento sono iniziate le reazioni del mondo che sono state tutte decisamente critiche.
Va ricordato che Hagia Sophia, fa parte del patrimonio universale dell’umanità come museo e che questo comporta degli obblighi legali.
L’Unesco ha espresso viva preoccupazione come gli Stati Uniti, la Russia e pure l’Unione Europea che insiste per il mantenimento dello status quo.
La Grecia prende posizione sottolineando come la riconversione di Santa Sofia in moschea sia una vera provocazione al mondo civilizzato ed il nazionalismo di Erdogan riporta il suo Paese indietro di sei secoli; la ministra della Cultura, Lina Mendoni dichiara in specifico che il verdetto del Consiglio di stato: “conferma che non c’è una giustizia indipendente”.
Nessuna reazione per ora da parte del Vaticano.
Alberto Porcu Zanda