“I numeri che emergono dai dati pubblicati in questi giorni da Istat e Inps sulla previdenza confermano, in modo inesorabile, la situazione di forte declino economico e sociale in cui si trova la provincia di Oristano”, denuncia il Segretario Generale della UST CISL Alessandro Perdisci.
“Un territorio che si sta lentamente spopolando – continua Perdixi – con 49 comuni su 87 che hanno una popolazione sotto i 1.000 abitanti, e che nel tempo è stato completamente abbandonato dalle istituzioni, dagli istituti di credito e da una serie di accorpamenti a carico soprattutto dei servizi (scuole, poste) che non ci vedono mai protagonisti ai tavoli decisionali.
Un territorio che già prima della pandemia non offriva lavoro e che quindi non era attrattivo per i giovani, ora lo è ancora meno.
Quello che infatti preoccupa maggiormente dai dati pubblicati, non è il numero dei pensionati, ma il costante calo degli occupati dovuto ad una struttura economica, non solo della nostra provincia ma dell’intera isola, eccessivamente squilibrata e troppo dipendente dalla spesa pubblica e ad una forza lavoro tra le meno qualificate d’Europa.
In considerazione di queste analisi, come Cisl di Oristano, riteniamo fondamentale l’avvio di strategie politiche condivise e finalizzate a rilanciare concretamente l’occupazione ed il lavoro, flessibile e non precario, nuovo e non meno dignitoso; che consentano di ridurre le asimmetrie tra i territori ed in questo territorio tra la costa e l’interno.
Occorre, per il rilancio di questo territorio, un incremento delle attività connesse all’alta formazione, un potenziamento delle infrastrutture immateriali (scuola, formazione, ricerca ed università) e materiali (porto, aeroporto e raccordo ferroviario); il potenziamento e la valorizzazione dei siti di pregio ambientale (la provincia di Oristano possiede il 47% delle zone umide dell’intera Sardegna) archeologico e culturale che rappresentano, non solo un fattore chiave per la qualità della vita e la competitività, ma offrono anche una importante opportunità di crescita.
Solo in questo modo possiamo sperare di invertire un trend demografico che costituisce una delle principali minacce al nostro futuro”, conclude Perdisci.