
La Corte europea dei Diritti dellUomo, fa riferimento ad un fatto di cronaca avvenuto il 26 novembre del 2013 a Remanzacco, in provincia di Udine, il marito di Elisaveta Talpis uccise il figlio diciannovenne e tentò di uccidere anche la madre. La furia omicida si scatenò dopo che la signora aveva denunciato il marito e ripetute richieste di intervento rivolte alle autorità anche da parte dei vicini. L’Italia è stata condannata perchè: «non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che in fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio».
La donna nel 2014, ha deciso di ricorrere alla Corte di Strasburgo perché nella sua storia ci sono tutti gli elementi di violenza ripetuta, grave e soprattutto sottovalutata. I giudici nella sentenza hanno tenuto conto del fatto che Elisaveta si è rivolta a carabinieri e polizia per le violenze subite, senza che questi andassero oltre la stesura di rapporti. La notte in cui è successa la tragedia le forze dell’ordine intervennero due volte prima della tragedia. I giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, anche se la sentenza non è definitiva e per l’Italia è ancora possibile il ricorso. I giudici hanno riconosciuto alla ricorrente 30 mila euro per danni morali e 10 mila per le spese legali.
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