CAGLIARI POST

“La Gioconda”, il capolavoro di Ponchielli torna a Cagliari dopo 69 anni

Nell’aprile del 1876, la prima alla Scala di Milano fu accolta con tanto entusiasmo dalla critica. Scritta dal suo amico Arrigo Boito con lo pseudonimo di Tobia Gorrio e tratto dal dramma Angel, tyran de Padoue di Victor Hugo, “La Gioconda” nei suoi quattro atti del suo libretto, fa sintesi fra amore, sesso, violenza, potere e intrighi nella Venezia del Seicento.

Assente nel capoluogo isolano da 69 anni (l’ultima fu all’Anfiteatro Romano), l’opera di Ponchielli arriva al Teatro Lirico con il particolare allestimento proposto dall’Arena di Verona in coproduzione con con lo Slovene National Theatre Maribor e l’As.Li.Co. ed attualmente di proprietà del Teatro Lirico di Cagliari. Filippo Tolon firma regia, scene e costumi, Fiammetta Baldisserri disegna le luci.

Lo spettacolo si apre con l’atmosfera gioiosa di una folla che, all’interno del Palazzo Ducale, attende che il Doge dia il via alla regata. E qui che si aggira Barnaba, un cantastorie viscido che fa la spia per conto del Consiglio dei Dieci. E’ con lui, con il suo senso di vendetta nei confronti di Gioconda per un amore non corrisposto, che prende forma l’intera vicenda.

A interpretarlo ieri, è il sassarese Alberto Gazale, baritono, mentre Gioconda è il soprano Veronica Dzhioeva e La Cieca è il mezzo soprano Agostina Smimmero. Poi c’è Silvia Beltrami, mezzo soprano nel ruolo di Laura, il basso Abramo Rosalen è Alvise mentre il tenore Marco Berti è Enzo.

E’ un cast con tanta personalità lirica. Le loro voci potente e dirette, si legano a una forte presenza scenica perfettamente attinente ai personaggi interpretati. Con il loro dicotomico repertorio artistico, in questo melodramma e possibile apprezzarli anche nei rari momenti di serenità. Sdrammatizzare poi, sembra essere il compito affidato alle coreografie proposte con la vivace “Furlana” e l’intramontabile “Danza delle Ore” proposti dal Balletto di Roma.

ll finale, manco a dirlo, è drammatico ma è sicuramente caloroso l’applauso riservato dal pubblico a tutti i protagonisti e a Giuseppe Andreozzi, scomparso nei giorni scorso e già presidente della Fondazione.

Foto Teatro Lirico

print
Exit mobile version