Per la Sanità in generale, con uno slogan abbastanza realistico, alcuni decenni fa si diceva che era malata e sembra che in questi ultimi tempi la situazione sia di nuovo così, prova ne sia le recenti polemiche che hanno investito anche l’Ospedale San Martino di Oristano.
Abbiamo chiesto a L. S., una paziente che nel mese di agosto, è stata ricoverata nel nosocomio oristanese, di parlarci della sua esperienza.
“È stata un’esperienza forte quella che il 15 agosto ho vissuto personalmente. Mentre attraversavo la via Cagliari, sono inciampata rovinosamente, a causa della strada in condizioni veramente pietose. Soccorsa da alcuni passanti e da un’ambulanza del 118, sono stata successivamente trasportata all’ospedale San Martino di Oristano, che dopo le analisi di routine, mi hanno diagnosticato una frattura scomposta all’omero sinistro e sono stata tempestivamente ricoverata nel reparto di ortopedia.
Nonostante il reparto pullulasse di pazienti, sono stata immediatamente assistita dal personale: medici e infermieri esperti, dotati di molta pazienza e una grande dose di umanità, oltre che di professionalità.
Ricordo di aver pensato alle tante volte in cui, negli Uffici dei dirigenti, di diverso ordine e grado, mi fosse capitato di leggere il cartello col famoso slogan: “Il possibile lo stiamo facendo, l’impossibile anche, per i miracoli ci stiamo attrezzando”.
Che l’ospedale San Martino di Oristano, si sia già adeguato a quello slogan? Può essere un’ipotesi, data la scarsità di personale medico e ausiliario”.
– Secondo te, cosa si potrebbe migliorare?
“Sicuramente ci vorrebbero nuove assunzioni, nei giorni di degenza mi è capitato di vedere turnare sempre gli stessi medici, ma lo stesso problema esiste anche in altri reparti: nel Laboratorio analisi, in Anestesia e in Radiologia. Inoltre, la presenza di più medici chirurghi, sicuramente permetterebbe ai pazienti di essere operati in tempi più brevi”.
– Si parla molto degli organici sottodimensionati, come reagisce il personale a questa situazione?
“Sicuramente affrontano la situazione con abnegazione, rinunciando alle ferie, per esempio, perché come per i medici, ho visto turnare tutto il personale con ritmi serrati e lavorare chiaramente con più fatica, talvolta venendo accusati ingiustamente dagli stessi pazienti, che non conosco la situazione in cui i dipendenti sono costretti a lavorare.
Sinceramente mi spiace vedere un reparto, che è sempre stato un fiore all’occhiello nella sanità oristanese e tra i primi in italia nel settore ortopedico, versare ora in queste condizioni.
Detto questo, colgo l’occasione per ringraziare i chirurghi, gli infermieri e gli ausiliari tutti, che hanno collaborato al mio rientro a casa in ottima salute”.