Il mondo dell’arte perde un grande: Christo Vladimirov Javacheff è morto a New York all’età di 84 anni; di certo con lui non moriranno le sue opere geniali che rimarranno alla storia, ricordate come tra le più incredibili creazioni d’arte dell’ultimo secolo.
Christo, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Sofia, fuggì da Praga e dal mondo comunista, finalmente libero di far esplodere tutta la creatività unica nel suo genere, il suo stile inconfondibile, del tutto fuori dagli schemi: era uno spirito libero, un sognatore che creava le sue opere in base alle visioni del momento.
Nel 1958 a Parigi, la svolta della sua vita con l’incontro di Jeanne-Claude Denat de Guillebon, da quel momento moglie ed ispiratrice oltre che coautrice delle sue opere.
Maestro della Land Art, autore di mirabili progetti pubblici, capace di ridisegnare il mondo con installazioni momentanee anche di solo qualche giorno, aveva imballato e impacchettato il mondo: celebri e immortali rimangono le installazioni della Kunsthalle di Berna nel 1968, di Porta Pinciana a Roma nel 1974, del Reichstag di Berlino (1995), di Pont Neuf di Parigi (1985); famosissima anche l’installazione ‘The Gate’ del 2005 a New York, che riempì Central Park di 7.500 ‘bandiere arancioni’.
In Italia divenne famoso e conosciuto per l’opera del 2016 ‘The Floating Piers’ sul Lago d’Iseo, una rete di pontili coperti di teli arancioni della lunghezza di tre chilometri ad uso pedonale sul quale si poteva passeggiare sulle acque.
Quest’anno avrebbe dovuto impacchettare l’Arco di Trionfo a Parigi, progetto congelato per via della pandemia che ha colpito il mondo; è stato riprogrammato per l’autunno 2021, diverrà la sua opera definitiva.
Alberto Porcu Zanda