Sciopero regionale con manifestazione a Cagliari, davanti alla sede di Confindustria, domani, dalle 10 alle 12: è un’altra tappa della mobilitazione avviata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, e Uiltucs Uil contro l’atteggiamento di Confindustria che si ostina a non voler rinnovare il contratto collettivo nazionale del turismo.
Sono 10mila i lavoratori e le lavoratrici coinvolti in Sardegna nella protesta nazionale che da mesi sta coinvolgendo territori e regioni con diverse iniziative di protesta. La prima ha interessato i lavoratori e le lavoratrici del cagliaritano, lo scorso 6 agosto, ora si allarga a tutta l’Isola in concomitanza con iniziative simili in tutta Italia.
La protesta è legata al mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale applicato dalle imprese che aderiscono a Federturismo, Aica – Confindustria: “L’ostinazione delle controparti è inaccettabile – denunciano i segretari regionali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, Nella Milazzo, Giuseppe Atzori e Cristiano Ardau – sono passati sei anni dalla scadenza del contratto e le retribuzioni oggi sono esigue rispetto all’aumento del costo della vita registrato in questi anni”.
Al momento, le controparti vorrebbero discutere di flessibilità e reperibilità, tempo determinato e apprendistato, bypassando totalmente le questioni più importanti per la vita dei lavoratori e delle lavoratrici: gli aumenti salariali, le misure contro la precarietà, appalti e internalizzazioni, contrasto alla violenza e alle molestie sui luoghi di lavoro, congedi per le donne vittime di violenza, genitorialità.
L’atteggiamento delle associazioni datoriali è ancora più vergognoso se si pensa all’incremento dei profitti assicurato da stagione turistica estiva che ha registrato flussi straordinari: “Tutti gli altri contratti del turismo, ad esempio quelli legati a Confcommercio e Confesercenti, sono stati rinnovati già da mesi” aggiungono i segretari spiegando che “c’è una vergognosa differenza di salario fra lavoratori e lavoratrici che svolgono la stessa mansione”.
Un atteggiamento miope e dannoso per il settore che, annunciano le sigle sindacali, verrà contrastato fino a che la Confindustria non deciderà di sedersi al tavolo e sottoscrivere un accordo che renda merito e giustizia alle professionalità coinvolte.