Lavoro in Sardegna, Cgil: “100 milioni non spesi? Occorre confrontarsi per sapere come programmarli”

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“E’ importante sapere che a seguito di una ricognizione delle risorse l’assessorato del Lavoro ha rilevato la disponibilità di cento milioni di euro non spesi e lo sarà ancora di più ragionare sulla programmazione di queste risorse sulla quale sarà certamente necessario un confronto con le parti sociali”: interviene così la Cgil Sardegna a proposito delle azioni che l’assessora regionale Manca dovrà intraprendere per sostenere il mondo del lavoro in Sardegna, dalle misure per il reinserimento lavorativo alle attività formative, dal sostegno al reddito fino all’insieme delle politiche attive da pianificare.

Si tratta di risorse importanti, come lo sono quei 37 milioni e 842 mila euro destinati, pochi giorni fa, all’avviso So.La.Re con l’obiettivo di dare, secondo le parole dell’assessorato, “un rinnovato impulso alle politiche a sostegno dell’incremento occupazionale della filiera turistica”. A questo proposito la Cgil, nell’apprezzare la volontà e l’impegno certamente profusi sin qui dall’assessora Manca, evidenzia “la necessità di una svolta e di un piglio diversi rispetto al passato, sia nel merito dei provvedimenti che nelle relazioni con le forze di rappresentanza verso cui quegli stessi provvedimenti sono rivolti”.

Nel caso specifico, non può sfuggire che non c’è un problema di domanda di lavoro nel turismo e questo dato oggettivo mal si concilia con l’obiettivo individuato dall’assessorato. Se si considerano le previsioni di assunzione da parte delle imprese (secondo i dati Excelsior-Unioncamere-Anpal analizzati dal Centro studi della Cgil regionale) emerge che non solo il settore “Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici” nel 2023 ha confermato il peso maggioritario nella domanda di lavoro, oltretutto in crescita rispetto al 2022 (il 36,4% a fronte del  33,6 dell’anno precedente), ma è cresciuto anche in termini assoluti: da 48 mila 200 a 55 mila 660 assunzioni previste. Cresce la domanda ma cresce anche la difficoltà di reperimento di personale che passa, in un anno, dal 34.2% al 41,3% e, per oltre il 25% dei casi, per assenza di candidati.

Piuttosto – segnala la categoria del settore, la Filcams Cgil – ci sarebbe da aprire una riflessione, partendo da un confronto con le organizzazioni sindacali, sulle condizioni di lavoro caratterizzate da turni estenuanti, flessibilità estrema, irregolarità, salari bassi, lavoro nero e grigio, una condizione certificata anche dai rapporti dell’Ispettorato nazionale del lavoro secondo cui il 76% delle irregolarità riscontrate riguardano le attività di alloggio e ristorazione. Ora, a meno non si voglia intendere che le risorse regionali debbano essere spese per disincentivare le imprese a compiere irregolarità, premiandole con incentivi, non si capisce il senso di quel provvedimento. Sulla filiera turistica ci sarebbero da fare interventi e ragionamenti più complessi, sicuramente interassessoriali, sui quali occorre il coinvolgimento di tutti gli attori in campo, rispetto a singoli provvedimenti che rischiano di replicare ciò che si è già sperimentato e che non funziona.

In generale, la Cgil Sardegna ricorda che gli incentivi alle assunzioni, come quelli cari al governo nazionale che sono contenuti nel decreto del 1 maggio, hanno già mostrato più di una falla: secondo un’indagine Inapp relativa agli ultimi 10 anni, il 72 per cento delle imprese assume perché ha bisogno di lavoratori e non perché c’è un incentivo.

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