
Filippo Caccamo, nonché creatore di video sui “sinceri”camerieri, tatuatori ,parrucchieri, si esibisce al Massimo portando sul palco la scuola. E si, perchè il creatore di video su camerieri, parrucchieri e tatuatori sinceri, è anche un docente di lettere della scuola media.
Forte della sua esperienza professionale, accompagnata da una sagace presenza scenica, il professore rende “Le Filippiche” come un mix letale in tema di divertimento. La bellezza di questo spettacolo trova le basi nell’aspetto umano, fra le imperfezioni e le peculiarità di tutte le persone che quotidianamente agiscono negli istituti scolastici. Alla fine a ridere del corpo docente, sono gli stessi insegnanti ieri in maggioranza fra il pubblico.
“Supplenti che sembrano sbarcati da Marte”, “ Insegnanti addetti a qualcosa”, “Consigli di classe con le lavagne interattive multimediali che non funzionano” “ gite scolastiche in cui si parte in 20, si torna in 17 o in 27”, “la vicepreside, seduta sulla poltrona in pelle di supplenti”.
E poi studenti a cui “interessa solo il voto”, “ che scrivono “Martin Burger King o Martin Lautaro” o che hanno problemi con i fogli protocollo. O dei loro genitori, che ai colloqui non sanno cosa devono chiedere.
La narrazione è quella di tutti, le storie in campo sono sostanzialmente quelle che chiunque ha potuto vivere durante la propria esperienza scolastica. Sembra una realtà dove il tempo si sia fermato sebbene la burocrazia, fra acronimi e sigle, si scontra con i tempi destinati all’istruzione.
Caccamo ci ride sopra raccontando una verità dove i docenti rimangono comunque al loro posto nonostante tutto. Ciò che rimane, è un atto d’amore per la scuola, elemento portante per una coscienza libera.
E’ un abbraccio caloroso agli insegnanti che chiedono di più allo studente che ha difficoltà piuttosto che a quello bravo. A quelli che nonostante 39 anni di professione, rifarebbero comunque la stessa scelta. A quelli che in classe hanno avuto un “Gianmaria, studente poco propenso allo studio ma che rimpiangerà anni dopo”.
La scuola, dunque, ad accompagnare un bambino a diventare un uomo senza eliminarne il lato scherzoso. Citando il maestro Ezio Bosso, Caccamo dice: “Come per la musica, anche la scuola, si può fare insieme”.
