Le organizzazioni non governative, impegnate in azioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale, hanno incontrato questa mattina il Ministro Luciana Lamorgese, per un primo confronto sulle attività di ricerca e soccorso; le Ong hanno apprezzato la riapertura di un dialogo con la società civile e auspicano che sia il punto di partenza perché tutti gli attori coinvolti tornino a collaborare in modo efficace per la salvaguardia della vita umana in mare.
I rappresentanti di Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, Pilotes Volontaires, Sea Eye, Sea Watch e Sos Mediterranee, hanno ribadito i punti fondamentali per ripristinare un sistema di soccorso efficace, in grado di garantire il rispetto della vita e dei diritti umani, contenendo morti e sofferenze: rimettere al centro l’obbligo del soccorso di cui gli stati hanno la principale responsabilità, nel rispetto dei trattati internazionali, evitando pericolosi ritardi, omissioni di intervento e mancanza di comunicazione sulle imbarcazioni in difficoltà.
Porre fine alle intercettazioni da parte della guardia costiera libica, che riporta le persone in Libia in violazione del diritto internazionale; definire con il coinvolgimento europeo un sistema preordinato di sbarco in un vicino porto sicuro, evitando ai naufraghi giorni di attese in condizioni fisiche e psicologiche di grande vulnerabilità, come accade anche oggi per la nave Ocean Viking bloccata in mare da cinque giorni con 104 persone a bordo; procedere con il rilascio immediato delle navi umanitarie illegittimamente poste sotto sequestro amministrativo, affinché tornino al più presto a salvare vite.
Le organizzazioni, hanno infine auspicato che venga superato il clima di criminalizzazione dei soccorsi in mare e che il dialogo torni al vero cuore del problema, cioè la necessità di salvare vite nel Mediterraneo e di definire politiche sulla migrazione più ordinate, sostenibili e umane.
Alberto Porcu Zanda