Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau nel corso della conferenza stampa convocata al termine dei lavori della Capigruppo convocata in sede politica per illustrare la proposta di modifica della legge elettorale statutaria per l’elezione del presidente della Regione e del Consiglio regionale, afferma: «Il Consiglio regionale ha perso un’occasione, l’ultima a disposizione per modificare una pessima legge elettorale non garantista della volontà popolare. Ho preso atto che non ci sono le condizioni politiche per portare avanti una modifica dell’attuale legge elettorale – ha spiegato il presidente Ganau – per cui la proposta che ho sottoposto all’attenzione dei Capigruppo dai quali, lo ricordo, avevo ricevuto un mandato chiarissimo a riguardo, è stata ritirata. Non credo che il Consiglio abbia il tempo di avanzare nuove proposte, non ci sono certamente i tempi per elaborare ulteriori modifiche perché siamo difronte ad una legge elettorale che potrebbe essere sottoposta a referendum confermativo, così come previsto dall’articolo 15 del nostro Statuto. Il risultato è che si andrà a votare con l’attuale legge elettorale con tutti i limiti che sono stati più volte denunciati».
La proposta avanzata dal massimo rappresentante dell’Assemblea sarda rispondeva in particolare alle esigenze di rappresentatività politica e democraticità più volte sottolineate dalle diverse forze politiche e dalla stessa società civile. Per evitare che il prossimo Consiglio regionale vivesse la stessa indeterminatezza dell’attuale legislatura le modifiche riguardavano l’inserimento di una soglia minima del 2 per cento all’interno della coalizione, l’abbassamento delle soglie di sbarramento dal 10 all’8 per cento per le coalizioni, dal 5 al 3 per cento per i gruppi di liste non coalizzate e l’innalzamento della soglia che fa scattare il premio di maggioranza che sarebbe passata dal 25 al 35 per cento. L’innalzamento della percentuale con la quale scatterebbe il premio di maggioranza era stata inserita tenendo conto della sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014 sull’Italicum, secondo la quale il meccanismo era in grado di distorcere eccessivamente il risultato elettorale ledendo il principio di uguaglianza del voto.