L’allerta era alta da giorni, già prima che Israele, il 29 settembre, decidesse di inviare le sue truppe in Libano. L’ordine per i militari dell’Unifil, schierati lungo la Linea Blu al confine, era chiaro: rimanere protetti all’interno delle basi e continuare a presidiare le postazioni, nonostante i ripetuti avvertimenti delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), che chiedevano di spostarsi per facilitare le operazioni contro Hezbollah. Anche i leader di Hezbollah avevano ordinato ai loro miliziani di evitare qualsiasi azione che potesse mettere in pericolo i caschi blu.
Il pericolo, però, è arrivato proprio dall’esercito israeliano, che ha “deliberatamente” preso di mira la forza di pace dell’ONU. Il quartier generale a Naqura è stato colpito, ferendo due militari indonesiani, e anche le due basi italiane 1-31 e 1-32A sono state raggiunte dai colpi.
“Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane”, come l’attacco di oggi alle basi dell’Unifil in Libano, “potrebbero costituire un crimine di guerra e una violazione ingiustificata del diritto internazionale”. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo che il quartier generale e le due basi italiane della missione ONU nel sud del Libano sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco da parte dell’esercito israeliano