“Liberi dentro per crescere fuori”, lunedì 16 la festa di Natale al carcere di Uta. Detenuti e figli insieme col progetto “Liberi dentro per crescere fuori”

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Una festa di Natale in carcere per far sentire più vicine le persone detenute nella Casa circondariale di Uta e i loro familiari, con particolare attenzione al legame con i figli minori. Si tratta di un’ulteriore attività di Liberi dentro per crescere fuori, il progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorilee che vede coinvolte le cooperative sociali cagliaritane Elan (capofila), Exmè & Affini, Panta Rei Sardegna, Solidarietà Consorzio; la Casa circondariale “Ettore Scalas” di Uta, l’Ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna per la Sardegna (Uiepe), il Servizio Politiche Sociali Abitative e per La Salute del Comune di Cagliari el’associazione Prohairesis e Aragorn S.r.l.

L’iniziativa, a 10 anni dalla firma della Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti, si rende possibile anche grazie all’adesione del carcere di Uta al progetto La partita con mamma e papà ideata da bambinisenzasbarre.

Con l’organizzazione di Exmé Domus de Luna, nel pomeriggio del 16 dicembre, lo spirito natalizio oltrepasserà le sbarre del carcere grazie al potere festoso della musica e del gioco. Dolci e panettoni faranno il resto. Durante il pomeriggio saranno presenti gli amici di lunga data di Domus de Luna, l’artista Manu Invisible e DJ Gufo. Oltre alla gara tra minori e genitori, ci sarà la premiazione dei partecipanti all’iniziativa “La partita con mamma e papà”.

Il progetto Liberi dentro per crescere fuori, della durata di 4 anni,nasce proprio con il molteplice obiettivo di affiancare i minori, figli di persone sottoposte a detenzione fuori o dentro il carcere di Uta, per combattere stigmi e pregiudizi e contemporaneamente offrire opportunità di crescita, integrazione sociale e radicamento del legame affettivo col genitore recluso. Per questo è prevista l’attivazione di un sistema integrato di interventi personalizzati e multidimensionali di supporto non solo al genitore recluso e al figlio minorenne, ma anche all’intero nucleo familiare.

Per ottenere questi risultati il progetto si avvale di un’équipe di sistema, formata da un assistente sociale e da uno psicologo e un pedagogista, con il compito specifico di avviare il percorso preliminare all’attivazione dei vari interventi; e una micro-équipe di caso, formata da un educatore, uno psicologo e un pedagogista, che si occupa di portare avanti i progetti.

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