Liberu, sigla indipendentista guidata da Pier Franco Devias ha portato a conoscenza della stampa e quindi di tutto il popolo sardo, i risultati delle analisi condotte da un laboratorio indipendente sulle acque che fuoriescono all’altezza del chilometro 49 vicino a Sardara, tratto di strada noto come il “sarcofago dei veleni”, realizzato con l’utilizzo dei materiali di scarti provenienti dalla miniera abbandonata di Furtei. Acque che vanno a finire nei campi intorno alla strada, terreni che producono frutti e ortaggi che consumano tutti gli abitanti dell’isola.
I dati delle analisi rivelano la presenza di un ph ,con acidità molto elevata, cloruri, fluoruri, solfati, alluminio, rame totale, ferro, manganese e zinco. Su tutti spicca il dato dei solfati dovrebbero essere entro i 500 milligrammi a litro, invece sono oltre 16mila.
“Le analisi chimiche dell’acqua che trasuda dal sito, analizzata da un laboratorio chimico specializzato, hanno rivelato che ancora oggi, a vent’anni dalla realizzazione del tratto, riversano nei canali di irrigazione diverse sostanze tossiche.
I risultati delle analisi dicono che l’acqua che fuoriesce da sotto la strada risulta contaminata, e non conforme ai limiti di legge, sui seguenti parametri:
ph (con acidità molto elevata), cloruri, fluoruri, solfati, alluminio, rame totale, ferro, manganese e zinco
In particolare si riscontrano particolarmente elevati l’alluminio (200 mg/l su 1 previsto nei limiti di legge), il manganese (18 mg/l su un limite di 2), i cloruri (737 mg/l sui 200 di limite), i solfati (addirittura 16.600 mg/l su 500 nei limiti di legge) ecc.
Liberu si rivolge ancora una volta alla Regione, nonostante il reiterato silenzio davanti ai precedenti appelli, e chiede che i cittadini abbiano pubbliche rassicurazioni sulla situazione sanitaria del territorio.
Chiediamo che la Regione verifichi la stabilità delle strutture stradali e dei cavalcavia, dal momento che gli indicatori segnalano una forte presenza nel terreno di acido solforico, altamente corrosivo e in grado di pregiudicarne la stabilità.
Chiediamo altresì che la Regione indichi in maniera pubblica e chiara quali misure intenda mettere in atto per neutralizzare i pericoli, se vengono riscontrati, e in quali tempi.
In ultimo ci auguriamo che l’iter giudiziario, che vede indagati numerosi manager implicati nella costruzione della strada e nell’interramente dei veleni, non finisca in prescrizione come numerose altre vicende di avvelenamento della nostra terra. La chiusura delle indagini, infatti, risale al 2012 e fino ad ora non è neanche iniziato il processo a carico degli indagati.
I Sardi sono stanchi di vedere la Sardegna avvelenata e oltraggiata, costretti per giunta pagare con i soldi pubblici le bonifiche, mentre gli avvelenatori vanno via indisturbati con i profitti.
Perciò vigileremo affinchè venga rispettata rigorosamente la norma secondo cui “chi inquina deve bonificare a sue spese”. Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales