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Libri, “Annìle / Ovvero falsa fiaba della montagna di ferro”: stasera al Massimo, Edoardo Mantega presenta il suo primo romanzo

Una creatura misteriosa, uomo o animale, spirito danzante o solitario eremita, abita tra rocce e gli alberi, si mostra e scompare, per riemergere nei racconti: “Annìle / Ovvero falsa fiaba della montagna di ferro”, romanzo d’esordio di Edoardo Mantega (edito da Il Maestrale) racconta di un essere quasi mitologico, immerso in una natura selvaggia, che affascina e inquieta nella sua inafferrabilità. La parola all’autore, protagonista mercoledì 19 febbraio alle 18 nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari, nell’incontro coordinato dallo scrittore Gianni Usa , sotto le insegne di Legger_ezza 2025 / Promozione della Lettura – VII edizione a cura del CeDAC Sardegna in collaborazione con la Libreria Edumondo.

Annìle” – un nome curioso che rimanda al recinto in cui si custodiscono gli agnelli, quindi al lessico della pastorizia ma anche alle parole dell’infanzia, in una sorta di sineddoche – è l’enigma intorno a cui si dipana una narrazione che segue il ciclo delle stagioni e lo scorrere del tempo, in una trama fatta di folgoranti e inattesi incontri e altrettnto improvvisi addii, di scoperte e di perdite. In una lingua sontuosa e imaginifica Edoardo Mantega conduce il lettore in un’età ancestrale in cui il paesaggio prende forma e si anima, quasi si incarna, e una fanciullezza remota in cui è possibile sentire e riconoscere le voci e i volti della natura.

Un meraviglioso viaggio alla scoperta di un segreto che verrà (forse) svelato e in cui possibile riflettersi per cogliere un frammento di una verità nascosta sotto la superficie delle cose, in cui con l’autore si fa guida nel magna dei pensieri e delle emozioni, dei ricordi veri o inventati (ri)componendo l’epopea di una figura leggendaria. Nel romanzo spicca la figura di Maddalena, che fa tramite al tema della scrittura, e non forse un caso che sia una figura femminile a illuminare la dimensione insieme simbolica e concreta di antico legame con la montagna e offrire le chiavi per comprendere (magari) i segni del cosmo… e i labirinti dell’anima.

Edoardo Mantega, insegnante e scrittore laureato in lettere moderne e produzione multimediale, già vincitore del Premio Salvatore Mannuzzu con il racconto “La promessa di esserci”, con “Annile”, con cui ha vinto la XVIII edizione del Premio Letterario “Antonio Gramsci”, si rivela autore raffinato e originale, di straordinaria inventiva e sensibilità.

«Questo diario fu rinvenuto sulle cime del Montiferru, nascosto dentro un casolare di pietra lavica adibito a mandra per agnelli: un “annìle” in sardo» si legge nella presentazione, e il gioco metaletterario continua perché la stesura del testo sarebbe appunto da attribuire «alla misteriosa figura chiamata Annìle, che invero non è dato sapere se sia un essere umano, una volpe o un’idea. Ma è certo che il diario è frutto della stessa ‘montagna di ferro’, incarnatasi per il desiderio di raccontarsi e di raccontare dei singoli e delle comunità che l’hanno abitata».

In una struttura che riprende il susseguirsi di quattro stagioni«apprendiamo così della formazione umana e letteraria svolta con la piccola Maddalena, che insegna alla montagna l’arte delle parole e delle storie, per poi diventare lei stessa scrittrice». E insieme, come trasportati dall’ossessione dell’io narrante che continua la sua indagine «veniamo a sapere del corpo antico di Annìle, fatto di boschi e solitudini, un mondo cangiante, complesso, che si risolve e dissolve nelle fiamme d’incendi recenti. Al centro della falsa fiaba di Annìle sta la precarietà del rapporto uomo-natura, e il riscatto risiede nella parola poetica, che affabula e denuncia, risarcisce e sopravvive alla distruzione, genera una realtà tutta sua, dove una montagna può ballare la New Wave nel freddo terribile di una notte di gennaio».

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