
Visioni da un ipotetico futuro ne “La sola notte” di Gianni Usai (Il Maestrale 2025) che racconta di un’umanità immersa nel buio dopo l’improvvisa e inspiegabile scomparsa del sole: la parola all’autore, in una conversazione con la giornalista e critica d’arte Alessandra Menesini e con il giornalista Stefano Lai, sabato 29 marzo alle 18 nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari per un nuovo appuntamento con Legger_ezza 2025 / Promozione della Lettura del CeDAC Sardegna in collaborazione con la Libreria Edumondo.
Il romanzo descrive la vita quotidiana di una famiglia imprigionata in un appartamento in una periferia urbana dove l’unico contatto con il mondo esterno si riduce ai messaggi trasmessi sul computer da un non meglio identificato Sistema, che elargisce questionari agli adulti e una forma elementare di didattica per i bambini, oltre a garantire il funzionamento dell’impianto elettrico e del servizio idrico e fornire viveri e beni di prima necessità e provvedere alla raccolta dei rifiuti. Una coppia – Thomas e Sofia – con i figli Giada, che ha fatto in tempo a conoscere la luce e Matteo, nato nell’era della notte, cerca di conservare una parvenza di “normalità” in una situazione estrema e custodire la memoria del passato, quando il sorgere del sole scandiva l’inizio di ogni giornata, era ancora possibile godere della bellezza del paesaggio e della frequentazione di parenti, amici e conoscenti e si poteva gustare una, forse illusoria, libertà.
Ne “La sola notte”,che chiude la trilogia iniziata con “Cristian T.” e “Il peggiore”, Gianni Usai immagina un universo oscuro, dove riaffiorano paure ataviche insieme a nuovi timori e speranze: i protagonisti sperimentano una condizione che ricorda il recente lockdown, con in più la privazione della luce e il divieto implicito di varcare la soglia e avventurarsi per le strade. Nel loro isolamento, ignari della sorte dei propri cari, possono solo riconoscere nei riquadri delle finestre del palazzo di fronte, come prima nella voce di un anziano vicino ormai svanita da tempo, il segno dell’esistenza dei propri simili, con l’auspicio che quell’interminabile notte lasci finalmente il posto a un mondo nuovo, come in una sorta di rinascita dopo la catastrofe.
Ingresso Gratuito
