Lory del Santo afferma in una trasmissione tv che si son trovate prove inequivocabili che il figlio aveva una malattia che si chiama anedonia, che porta alla degenerazione delle cellule cerebrali.
Il suo cervello si è spento, non riusciva più a prendere una decisione, si è tolto la vita. Il mio figlio più piccolo non c’è più” Lory Del Santo racconta nello studio vuoto di Verissimo la terribile tragedia che l’ha colpita un mese fa, la morte di Loren, il fuglio19enne. E spiega i motivi che hanno causato questa tragedia e perché ora vuole entrare al Grande fratello Vip.
“La prima cosa che ti voglio dire è perché ho deciso di dare questa intervista. Il fatto è successo tempo fa, io ho cercato di vivere da sola, senza parlare con nessuno, senza amici, senza poter vivere la verità, sempre nella menzogna, senza poter avere il conforto delle persone e degli amici.
“Loren era nato prematuro, mi avevano detto che la probabilità che ce la facesse era inferiore all’1% e che ogni giorno che sarebbe vissuto sarebbe stato un dono di Dio. Poi ce l’ha fatta. Avrebbe compito 20 anni. Non aveva alcun problema fisico o motorio, era alto 1.95 m, mi avevano detto che potevano esserci delle patologie nascoste, ma è sempre stato bene. L’unica cosa che mi ha sempre un po’ colpito è che tutti gli insegnanti dicevano che era un po’ isolato, un po’ solo, un po’ solitario e introverso”.
“Dopo che è successo il fatto è stata fatta una indagine, sono stati trovate prove inequivocabili che aveva una malattia, l’anedonia, una patologia terrificante, congenita dalla nascita, ce l’hai sottopelle come nascosta, non è evidente, porta alla degenerazione delle cellule cerebrali, porta alla mancanza di desiderio e di provare piacere. Non provano amore, dolore, accettano la realtà come si presenta. È inarrestabile e irreversibile. Io pensavo fosse un bravo bambino perché non faceva mai i capricci, non voleva niente di più di quello che aveva, era educato, e invece il suo comportamento è sempre stato dettato da questa malattia. Da dicembre dello scorso anno si era aggravato, aveva cominciato a sviluppare una doppia personalità, ma niente era visibile esternamente. Anche l’avessimo scoperto non ci sono cure disponibili”.
“Noi stavamo sempre con lui, lui è andato a scuola in Italia fino a 4 anni fa, poi ha voluto fare un master a Miami, era col fratello Devinche per lui è come il suo miglior amico”. Devin pensava di essere la pesona che più amava Loren, si erano giurati di stare insieme per tutta la vita. Vuole vivere questo dolore da solo, ecco perché non sono con lui, è una sua scelta. Devin ha pianto per ore, voleva stare con lui, è dispiaciuto di non avergli urlato ‘ti voglio bene’ centinaia di volte”.
Il mio unico rimorso, quando ci siamo salutati gli ho detto ‘ti voglio bene’ ma non l’ho abbracciato perché lui sai grande uomo non voleva. Avrei dovuto farlo. I sensi di colpa? Sempre, ma mi hanno detto che la sua malattia non dava molte speranze.
“Credo che dobbiamo trovare delle stampelle per andare avanti, quando non ci sono più le stampelle trovi una sedia a motore, se non c’è il motore trovi qualcuno che ti spinge. Io devo riprendere ad uscire, a vedere le persone, non devo più stare segregata nel mio doloro, devo essere distratta dal loro giornaliero, senza perdere tempo ad odiare, ma ad amare. Devo tornare al mio lavoro, alla mia vita, non ho alternativa per sopravviere“.
“Lui sapeva che avevo firmato per entrare al Grande Fratello Vip, anzi mi aveva detto ‘Ti criticheranno tantissimo perché sei ingrassata’. Poi con quello che è successo ho detto di no, mi sono tirata indietro. Adesso, un mese dopo, penso che per me sia una grande terapia, c’è un gioco, mi impegno a farlo, io ora non sto facendo niente, stare con degli amici, confrontarmi con i nemici, potrebbe essermi utile. Io ora sono nel buio, esco in strada per prendere un taxi e poi mi assalgono i dubbi e non lo prendo, devo uscire dal buio. Non giudicarmi per questo ma oggi ho avuto uno stravolgimento della mia posizione iniziale. Penso che sia una cosa psicologica che possa farmi bene. Devo stare in una solitudine moderata, deve esserci qualcosa che si muove. Lo vedo come un luogo protetto. Voglio entrare perché solo lì – in questo momento – mi sentirei protetta, le telecamere non mi fanno paura, ora la protezione è evitare che io venga in contatto con i messaggi, lo sguardo una persona per strada. Io non sono cambiata è cambiata solo la sofferenza nello sfogliare l’album dei ricordi. Non è il momento di cedere”.