


Non pietra, mattone o acciaio: i ponti che Costellazioni Letterarie costruisce da tre anni con il suo Festival sono quelli che la cultura, solo linguaggio universale, può creare. Invisibili ma non meno reali o necessari, quei ponti sono un invito al dialogo, un’offerta di conforto, un’immagine di speranza. E a volte, lungo le rotte della cultura, si scopre che un ponte già esiste: quello, per esempio, edificato da chi si occupa di benessere in ogni sua forma: dalla gastronomia allo sport, dalla musica alla letteratura, fino all’antropologia e oltre.
Dalla Pineta di Tancau, cattedrale naturale di Lotzorai e dal suo mare; Costellazioni Letterarie traccia il profilo del luogo ideale, l’utopia di uno stato guidato da principi umani; fondamentale nella formazione dei suoi cittadini è la cultura, che educa l’anima attraverso la bellezza. Ed è l’etica del fare cultura insieme – con scrittori, antropologi, nutrizionisti, sportivi, fotografi, performer, attori, giornalisti e musicisti accolti per fare insieme il viaggio del Festival – la stella polare che brilla sulle Costellazioni, sin da quando è giunta l’idea di partire nel 2022 e poi di anno in anno, senza interruzioni, con indimenticabili appuntamenti, sempre con la guida del Comune di Lotzorai e della direttrice artistica Mattea Lissia.
“Non poteva mancare di esserci Costellazioni Letterarie – dice il sindaco di Lotzorai Cesare Mannini – anche quando le condizioni non erano a nostro favore, non nell’anno in cui il Festival mette sempre più a fuoco le sue idee, la sua meta, il suo gruppo di lavoro e soprattutto un pubblico che ci richiama al gesto di aprire il sipario naturale della nostra Pineta di Tancau per rivivere l’emozione dei libri, dei suoi protagonisti. Era questo che avevamo desiderato avvenisse quando abbiamo immaginato il Festival, ora non possiamo che lavorarci con gratitudine verso tutti gli affezionati”
“C’è un mare e una natura meravigliosa che continuano a modellare storia e identità di Costellazioni Letterarie, – saluta tutti felice la direttrice artistica Mattea Lissia – Festival di incontro e scambio che ha già rivelato una vocazione a reinventarsi come spazio creativo. Che non escludiamo possa portare qualche piccolo stralcio a settembre. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro ma il presente del festival è stato straordinariamente affollato dal suo pubblico fedele e questo ci riempie di gioia”.
I compagni di viaggio di questa edizione del Festival sono un orizzonte popolato di personaggi di grande successo intellettuale ed emotivo, di cibi fatti per stare bene, d’incontri, degustazioni e performance che esplorano. A cominciare dalla Lectio Magistralis di Andrea Staid, ricca di riferimenti ed esempi sul rapporto tra l’umanità e la terra. Dalle catene di arredamento alla bottega dell’artigiano, il discorso dell’antropologo si è mosso tra i luoghi, quelli vissuti, densi di relazioni, memoria e portatori di identificazione, e i non luoghi, che rispecchiano la standardizzazione delle forme di vita e dei consumi in Occidente. Staid è andato dritto al punto: occorre ripensare il nostro modo di intendere la terra e la natura, costruendo con questi rapporti di “parentela”, e abbandonare ogni prospettiva che mette l’uomo al centro di tutto.
La giornata di sabato si è aperta in leggerezza con il Circo a tre ruote e le tante risate che Riky Riccardo Tanca ha spalancato il sipario con una ventata di allegria e divertimento, non solo tra i più piccoli e le più piccole ma anche tra i più grandi. Tra un libro e l’altro poi la giornata ha portato degustazioni dei vini, oli e mieli locali. I cibi cucinati dalle donne del Gruppo Solidale di Lotzorai. La condivisione del cibo è uno dei mantra della cultura.
E infatti la dieta mediterranea, il sale e lo zucchero, i cibi processati, gli allevamenti di carne e pesce sempre meno sostenibili e ancor meno salutari, le trappole che si nascondono in tanti alimenti che si consumano ogni giorno sono stati poi gli argomenti che hanno riportato il tema della consapevolezza del mondo in cui viviamo. Stefano Vendrame, nutrizionista e divulgatore, ha spiazzato e smontato tante convinzioni alimentari. Ma allo stesso tempo ha aperto un mondo, sulle mille possibilità di nutrizione, alla scoperta (o riscoperta) di erbe selvatiche, alghe e altri ingredienti che danno un sapore nuovo alla dieta.
Di appropriazione culturale, esotismo e idealizzazione di un passato non autentico ha parlato Stefano De Matteis a proposito del rapporto dell’Occidente con le pratiche spirituali provenienti da Paesi lontani e culture altre. Il professore ha parlato con ironia e senso critico di uno sciamanesimo, semplificato, appiattito. Una pillola magica, un modo di purificare la psiche del cittadino occidentale che si approccia a questo tipo di pratiche e tradizioni come al consumo dei fast food o delle serie tv. E quindi sempre più lontano dagli altri e dalla collettività.
La scrittrice Carmen Pellegrino e la sua storia intricata nelle pagine di “Dove la luce”, il romanzo che ripercorre la vita e la misteriosa sparizione di Federico Caffè, economista vicino ai più deboli e agli ultimi: uno dei misteri italiani mai risolti, inserito in un contesto complesso: gli anni Ottanta del “benessere” reaganiano e gli scandali bancari degli anni Ottanta.
Sarah Gainsforth ha chiuso la sezione Mare di Culture, a cura di Andrea Staid, parlando di casa-merce e città-merce: per le persone comuni sta diventando sempre più stancante, e costoso, abitare. L’aumento dei prezzi e degli affitti delle case è insostenibile, complici non solo un mercato immobiliare sempre più cinico e l’assenza di un welfare abitativo, ma anche un turismo che trasforma i beni culturali, i centri storici, i paesaggi in beni su cui capitalizzare.
Ultimo appuntamento “letterario” con Meo Sacchetti che ha calcato il palco di Tancau con l’umiltà dei più grandi (libro di riferimento “Il mio basket e di chi lo gioca” edizione ADD). Una vera sorpresa per il pubblico che ha avuto il privilegio di ascoltare il racconto di una vita che somiglia tanto al viaggio di un eroe, dall’infanzia povera ma felice, le bocciature e i grandi successi sportivi.
Grande chiusura con il concerto di ORG.NET, con Mariantonietta Bosu, Pierpaolo Vacca e Giacomo Vardeu a cura del Centro di Produzione musica Insulae Lab di Time in jazz. Tradizione e contemporaneità, perfettamente nel mood del Festival e con un pubblico da grandi occasioni.

Giornalista