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L'unica preoccupazione di Alfano: conservare la sua poltrona

È tutta questione di poltrone. I rumors nei palazzi di governo segnalano

uno strano attivismo di Alfano. Per nulla rassegnato, pare, a rinunciare al suo ufficio al Viminale. Starebbe brigando, eccome, il ministro dell’Interno, per rimanere in sella, sempre al Viminale, dove ormai è di casa, anche nel prossimo governo. Pure se ancora non ci sono certezze sul prossimo premier – anche se il nome più gettonato resta decisamente quello di Paolo Gentiloni – lui si sta già muovendo, lavora ai fianchi chi sa, trama come solo lui è capace di fare, incontra chi deve. E aspetta fiducioso di portare a casa qualcosa.

D’altronde il passato insegna. E il Nuovo Centrodestra è noto per essere un partito con più poltrone che voti. Poi lui, il leader, passa per uno che nella sua veloce ascesa politica è stato capace di riciclarsi più di una volta, dai tempi del suo sodalizio con Berlusconi a quelli della rottura con il suo padre putativo è sempre caduto in piedi. E ora è uno dei pochi ministri che rischia di rimanere al suo posto qualsiasi cosa accada.

Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando uno sconosciuto Alfano, all’epoca considerato da tutti il pupillo di Berlusconi, diventa ministro della Giustizia e nel 2011, dopo l’addio di Fini, segretario del Pdl, proiettato in un’inaspettata ascesa politica che il Guardasigilli impara presto a gestire con disinvoltura. Quando nel novembre del 2011 Berlusconi si dimette e arriva il governo Monti, il delfino si lancia nell’avventura delle primarie del Pdl, contando sull’iniziale appoggio del Cavaliere. Le primarie non si faranno mai perché Berlusconi nel frattempo aveva annunciato la sua candidatura a premier. Carriera finita? Niente affatto. Il maestro di giravolte trova il modo di uscirne anche questa volta senza mollare la poltrona, rompe con Berlusconi, appoggia il governo Letta e diventa ministro dell’Interno e vicepremier. L’arrivo di Renzi, che dei voti Ncd ha bisogno, non lo scalfisce più di tanto. Alfano non è più vicepresidente del Consiglio, ma rimane al Viminale. Dove farà di tutto per restare anche nel prossimo governo. Le grandi manovre sono già cominciate. Sgarbi esplosivo come al solito vorrebbe mangiarlo vivo e lo definisce molto pericoloso (testuali parole). E’ vero che il critico d’arte a volte esagera con la sua irruenza e i suoi giudizi ma è pur vero che ci azzecca tante volte

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