A pensar male a volte ci si azzecca chissà se anche stavolta vale questo detto. Il fatto riguarda Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali che ha sistemato la moglie in un posto più “consono”. Michela Di Biase, capogruppo del Pd nel comune di Roma e moglie del ministro Franceschini, dopo aver lavorato per 5 anni presso l’azienda regionale dei trasporti, la Cotral, dove era impiegata come specialista tecnico-amministrativo e dove istruiva procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti, è stata assunta dalla Fondazione Sorgente Group nell’ufficio relazioni esterne. Si tratta di una società privata molto attiva anche in Italia che si occupa anche di arte cultura. Tra Fondazione Sorgente Group e il ministero dei Beni culturali esiste un ottimo rapporto. Ecco perché nascono dei dubbi sul rapporto di lavoro stipulato con la dottoressa Di Biase inquadrata nelle relazioni esterne, “con particolare attenzione alla promozione di eventi e mostre”, un tema caro al marito. Quando al Ministero e sui quotidiani ha iniziato a girare la notizia, Franceschini ha emanato un comunicato: “Da noi nemmeno un euro alla Fondazione Sorgente group”. La fondazione risulta beneficiaria di erogazioni liberali da parte di Sorgente group Spa, uno dei soggetti privati presenti nella circolare pubblicata dal Mibact per monitorare l’applicazione del testo unico delle imposte sui redditi. Anche al Mibact si sono affrettati a far sapere che Fondazione Sorgente Group è una fondazione privata, dal punto di vista economico interamente autonoma, non riceve nessun contributo dal Ministero dei Beni Culturali e che la Dottoressa Michela Di Biase è stata selezionata dalla Fondazione per il suo curriculum, la sua professionalità ed esperienza. Ma in tempo di crisi, di disoccupazione ci si chiede quale esperienza abbia per quella promozione la moglie del Ministro, dato che risulta dal suo CV un anno come collaboratore di ufficio presso Cotral spa, azienda trasporti della Regione Lazio e sei anni da “specialista tecnico-amministrativo” presso la stessa Cotral, dove si occupava della “istruttoria relativa alla predisposizione di contestazioni disciplinari e relativi provvedimenti”. Sembrerebbe un curriculum poco adatto per chi deve promuovere le attività culturali della Fondazione. Nessuno dice che la moglie del ministro non sia capace, ma buon senso vuole che, se non si vogliono creare malintesi la carriera lavorativa (uomo o donna che sia) si faccia da un altra parte e non proprio quando un parente stretto abbia magari la possibilità di dare un spintarella e mettere in pericolo il suo nome e la sua carica. Ma non dobbiamo stupirci di nulla visto che pochi giorni prima un politico locale del Pd ha nominato la figlia scrutatrice al referendum, lo poteva fare, ma non era opportuno..