Manifestazione nazionale Pd: insulti a Di Maio e Salvini e la conferma di essere rimasti in pochi

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Manifestazione pd – Come gli eserciti con penuria di truppe, a piazza del Popolo hanno puntato su una grande quantità di bandiere per sembrare più numerosi.

L’apparato del Pd le ha provate tutte per presentarsi al meglio davanti alle telecamere. C’erano tutti, ma proprio tutti, politici ed elettori di e da tutta Italia, poco conta se, come dicono loro erano 70mila, ed in realtà erano nemmeno la metà ed erano tutti li. Ma sono proprio le bandiere a tradire lo spirito della manifestazione: tante quelle del Pd, poche quelle tricolori, tantissime le bandiere blu dell’Unione europea. L’Europa che detta i tempi e muove i fili di un partito sempre più eterodiretto.manifestazione

La vera paura del Pd: sparire

L’Italia che non ha paura”, come recita lo slogan dell’evento che campeggia dietro il palco, in realtà tradisce una paura vera. Un vero e proprio terrore. Ed è quello di sparire completamente dalla scena politica. Un partito destinato alla marginalità in questa legislatura e con il terrore di diventare ancora più inconsistente alle prossime elezioni.

Martina chiede la chiusura di CasaPound

L’opposizione al governo Lega-M5S e, in particolare, al Def varato venerdì a Palazzo Chigi erano al centro della manifestazione, che ha raccolto gli attivisti duri e puri del partito e tutti i ras: da Renzi e Gentiloni, dalla Madia alla Fedeli. Proprio loro, i principali responsabili del tracollo elettorale e politico del Partito democratico. Per scaldare la piazza, il segretario Maurizio Martina, che ha urlato come un invasato, ha tirato fuori il repertorio stantio. Antifascismo, Resistenza, emergenza democratica, deriva venezuelana: film già visti che sono stati già bocciati dagli italiani. È arrivato perfino a chiedere la chiusura di CasaPound. «Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia  – ha arringato il segretario Pd –  dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Altro che andare a cena con qualche organizzazione che andrebbe chiusa. Noi siamo figli della Resistenza e non ce lo dimentichiamo».

Da Martina insulti a Salvini e Di Maio

«Sono ossessionati dall’idea di trovare un nemico invece che trovare soluzioni per il Paese. Soffiano sul fuoco ma così un Paese non tiene» dice Martina. «Un Paese non tiene se è governato dall’odio con ministri che passano il tempo sui social a insultare l’opposizione. E a proposito di “assassini politici”: vergognatevi» scandisce il segretario, citando tra l’altro le parole di Luigi Di Maio sul Jobs Act. Poi, rivolto ai manifestanti: “Avete dato una lezione a tutti noi. Questa è la piazza del risveglio democratico, è la piazza della speranza, del cambiamento, della fiducia e del futuro”.

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Giorgio Lecis

Giornalista. Direttore responsabile
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