CAGLIARI POST

Marco Cappato a Cagliari per la presentazione del libro 'Credere disobbedire combattere'

Nel foyer del Teatro Massimo, si è svolta questa sera, la conferenza con Marco Cappato, politico, attivista per i diritti civili e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

L’appuntamento, il primo della rassegna di letteratura sociale Storie in Trasformazione 2020 – Non temiamo niente, organizzato con la collaborazione di Sardegna Teatro, Florio Foyer e Libreria Edumondo, proponeva come spunto, proprio la presentazione del libro di Cappato, edito da Rizzoli ‘Credere disobbedire combattere’.

Il saggio, ripercorre anche la vita e l’esperienza politica trentennale dell’autore, dai suoi primi passi nel partito radicale, fino alla vicenda nota e di grande impatto mediatico, dell’accompagnamento in Svizzera di DJ Fabo per il suicidio assistito.

Marco Cappato, in due ore di dialogo con la giornalista Anna Piras, caporedattrice e notista parlamentare di Rai Sardegna, ha parlato a tutto campo di temi quali legalità, diritti civili, nonviolenza, testamento biologico, disobbedienza civile, ma anche di ambiente, eutanasia, cambiamenti climatici, politica.

Non cambi il mondo, e non difendi la democrazia facendo sempre quello che ti dicono di fare. Occorre assumersi la responsabilità di contravvenire a leggi ingiuste senza aspettare che qualcuno gentilmente lo conceda. L’obiettivo non è violare le regole, ma cambiarle, la cosa giusta da fare quando la legge si scontra con il vissuto delle persone, trascurando diseguaglianze rese ancora più profonde dalle proibizioni.

Il titolo del libro Credere disobbedire combattere’, è emblematico e provocatoriamente contrario a quel motto storico del credere obbedire combattere, che ha (purtroppo) funzionato; Cappato sostiene che oggi, rispetto ad allora, abbiamo la libertà che muove qualcosa di positivo ed occorre quindi lottare, convertire la violenza nel suo opposto.

La politica non è competizione elettorale: chi pensa che sia questo, sbaglia. Questa visione è fuorviante e ci toglie l’opportunità di impegnarci personalmente a risolvere i problemi.

Certo, prima la politica era esclusivamente rappresentativa, ma trent’anni fa era tutto diverso, c’erano i grandi partiti, le grandi associazioni sindacali, oggi occorre più coinvolgimento e spendersi in prima persona.

Bisogna avere la voglia di combattere in prima persona: 2/300 anni fa c’erano la schiavitù e la pena di morte, più recentemente solo 80 anni fa, le deportazioni nei lager nazisti sono state possibili perchè c’erano delle leggi in Germania (ed in Italia, le leggi razziali) che lo permettevano; questo sta a significare che se una legge è ingiusta si può e si deve cambiarla, ma per farlo occorre un impegno diretto ed una volontà forte e costante: questa più che mai, è la visione della politica che si deve avere oggi.

Quindi, se la legge è giusta o sbagliata – sostiene Cappato – lo decide, prima di tutto, ognuno di noi di fronte a se stesso; occorre interpellare la nostra coscienza nella quotidianità.

L’opinione pubblica si forma con il dialogo e non – sottolinea ancora Cappato – con il monologo; se il dibattito politico è scadente non è colpa dei politici; è la modalità della politica che produce la qualità della classe dirigente.

Non bisogna stancarsi di difendere il diritto di tutti di essere liberi di sorridere, fino alla fine, occorre assumersi le responsabilità delle proprie azioni, sperimentando alternative, creando conoscenza, contro le molte norme che in diversi campi minacciano la libertà e criminalizzano comportamenti diffusi e realtà sociali ineliminabili.

L’ispirazione, sta nel motto della associazione Luca Coscioni ‘dal corpo del malato al cuore della politica’, dove malato può essere sostituito dalla parola donna, migrante, detenuto, povero, perchè si produca una politica che sia strumento efficace per l’attivazione di leggi ed il soddisfacimento di urgenze di libertà e benessere per tutti.

Alberto Porcu Zanda

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