Per Ignazio Marino è ufficialmente finita: i consiglieri comunali del Pd insieme ad altri di maggioranza ed opposizione si sono dimessi e così facendo hanno staccato la spina al sindaco di Roma. Giovedì il primo cittadino della Capitale aveva ritirato le dimissioni e aspettava un confronto in aula. Ma all’ora di pranzo si sono riuniti i consiglieri negli uffici di Via del Tritone e si sono contati: 26 le firme che mettono la parola fine. Lasciando Via del Tritone, i consiglieri si sono recati tutti in Campidoglio dove attendono la chiusura dell’atto da parte del notaio che dopo andrà al protocollo.
Palla a Gabrielli – Queste dimissioni in blocco faranno scattare automaticamente la decadenza di sindaco e intero consiglio, con conseguente commissariamento disposto dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli. Il sindaco stamattina aveva rilanciato: “Mi chiedo – aveva detto davanti al nuovo Cda della Fondazione Musica per Roma – perché se un sindaco chiede un confronto in un luogo democratico come l’aula, le forze politiche usano qualunque strumento, anche le dimissioni di massa, per impedire questo confronto”. Ora si aprirà la partita del cosiddetto “interregno”: prima di tornare alle urne, infatti, il governo avrebbe l’intenzione di far insediare nella Capitale un commissario giubilare con assessori tecnici per traghettare Roma nell’anno del Giubileo in vista delle elezioni da fissare tra la primavera 2016 e l’autunno seguente. Il premierMatteo Renzi aveva già battezzato la nuova squadra “Dream team”, squadra da sogno con personalità “di altissimo profilo”. Per ora, però, rigorosamente sulla carta.
Marino indagato – Il giorno dopo il ritiro delle dimissioni, per Marino si era riaperto il fronte delle note spese e il sindaco, ora risulta indagato per peculato. Accusa confermata dal suo legale ed in relazione all’uso della carta di credito assegnata dall’amministrazione comunale, per le cene di rappresentanza o istituzionali. Stamattina, inaugurando una targa toponomastica che intitola il Parco di Tor Vergata a Salvador Allende, Marino aveva citato una sua celebre frase: “Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli”. Parole che il presidente Allende riferì alla nazione in un discorso tenuto poco prima di morire. E così, dopo Che Guevara già citato da Marino, era toccato a Salvador Allende e le parole del Presidente cileno possono assumere un valore simbolico vista la situazione politica che coinvolge il primo cittadino.
Maggioranza “allargata” – Intorno alle 16, è arrivato l’annuncio del consigliere comunale di Ncd, Roberto Cantiani e il sipario cala: “Le firme ci sono tutte, sono 26. Il notaio sta ora preparando l’atto e poi andiamo tutti insieme in Campidoglio a firmare ufficialmente”. Cantiani ha riferito che le 26 firme di dimissioni sono così composte: 19 consiglieri del Pd, 2 consiglieri della lista Marchini (compreso lo stesso Alfio Marchini), 2 consiglieri fittiani, 1 consigliere di Ncd, 1 consigliere di Centro Democratico, la consigliera Svetlana Celli, eletta nella Lista civica di Marino.