Milano. Curiosità, stupore, commenti divisi tra positivi e negativi. Così è stata accolta “Maestà Sofferente”, l’installazione di Gaetano Pesce apparsa sabato mattina in piazza Duomo, a Milano, nell’ambito della Design week. È ispirata alla storica poltrona Up 5&6 . Metafora della violenza sulle donne, rappresenta un corpo femminile ferito da un centinaio di frecce. Ma non a tutti è piaciuta
Da lontano di Piazza Duomo, salta subito all’occhio. I milanesi e i turisti che attraversano il cuore della città si girano, la guardano, vanno a vederla più da vicino, leggono il cartello che ne spiega il significato. L’installazione che è comparsa ieri mattina all’ombra della Madonnina in vista del Salone del Mobile e del Fuori Salone fa già discutere. Si tratta, come detto in precedenza, della poltrona Up5&6 disegnata da Gaetano Pesce nel 1969 per l’allora C&B ora B&B e ispirata al corpo di una donna. Un elemento di design che compie 50 anni e che sarà uno dei protagonisti dei giorni dedicati alla creatività. Non senza un significato politico più profondo. Sì, perché la maxi-opera intitolata «Maestà Sofferente» puntava a denunciare le violenze nei confronti delle donne.
Un tema forse più attuale ora che 50 anni fa. Il sindaco Giuseppe Sala punta proprio sul messaggio lanciato dall’opera che è ai confini tra installazione artistica ed elemento d’arredo per commentare la mega-poltrona: «È un’opera contemporanea, essendo di 50 anni fa. Mi sembra giusto rendere onore a Gaetano Pesce. Ci stupiamo quando succede un femminicidio e poi se, attraverso una testimonianza, se ne riparla, deve andar bene. A me non dispiace affatto, mi pare un messaggio molto contemporaneo».
I milanesi e i turisti che passeggiano sul sagrato, intanto, commentano l’opera e si dividono tra favorevoli e contrari. C’è chi apprezza la provocazione dell’artista, che secondo alcuni ha puntano su una forma un po’ ambigua proprio per creare attenzione intorno all’installazione, e chi invece la giudica semplicemente rozza o ridicola.